Prendi una donna. No: prendi una manciata di donne. Le denudi, le mascheri. Le predisponi su una scacchiera immaginaria, concettuale. Le rendi – più semplicemente – corpi: distanti, algidi, talvolta sgraziati, talvolta no. Un po’ statue neoclassiche e un po’ prodotti industriali marchiati Andy Warhol. Sono così le donne di Vanessa Beecroft.
È possibile farsene un’idea piuttosto precisa nella serata di oggi, quando – tra le 18.30 e le 21.30 – la giovane artista genovese è in scena al Mercato Ittico di Napoli con una delle performance che l’hanno resa celebre nel mondo. Un’interazione totale tra spettatore, opera e artista, tra luci e musica. La performance è l’espressione artistica che la Beecroft ha sempre prediletto, fin dagli esordi: espressione necessaria e comunque sia essenziale, nel cui contesto sviscerare drammi infantili e ossessioni prettamente femminili.
Quarant’anni e una vita tra New York e Los Angeles, la Beecroft ha apprezzato parecchio la location partenopea per la sua “BV66”: si tratta d’un mercato in un monumento architettonico, progettato alla fine degli anni venti da Luigi Cosenza, «un lusso – dice l’artista – connaturato alla città, dove l’arte e l’architettura sono a contatto con la vita del cittadino».
I tavoli del mercato saranno per l’occasione occupate da donne vere, scolpite o frammenti di esse: rimando al ritrovamento dei corpi nell’antica Pompei, ma anche al solitario disagio del corpo femminile. Tra tradizione classica e avanguardia, la performance offre a Napoli una possibilità di guardare al proprio passato attraverso linee artistiche che la proiettano, ineluttabilmente, verso il futuro.
Info: www.galleriaminini.it