Siano quelle della Luna intorno alla Terra, dei pianeti intorno al Sole, dei satelliti o delle astronavi, nell’opera di Grazia Toderi i riferimenti alle orbite rappresentano una costante. «Sono sempre stata attratta dall’incessante moto universale, dai continui movimenti rotatori che cerco di trasporre nei miei lavori», dice l’artista padovana. Protagonista della personale Orbite rosse, allestita dal 27 gennaio al 6 marzo alla galleria milanese Giò Marconi, la Toderi espone tre nuove serie di disegni, realizzati con grafite, argento e stagno fuso, opere fotografiche e due proiezioni video. Il disegno rappresenta per l’artista il primo, indispensabile livello, nel quale immergersi totalmente.
«Riesco a disegnare ovunque mi trovi, grazie a un modus operandi intimo e istintivo». Un esercizio di concentrazione, leggerezza e libertà espressiva che le consente di approdare a un porto sicuro, rappresentato da quell’ulteriore fase lavorativa che passa attraverso le immagini fotografiche, fino alla concretizzazione delle video-opere. «Le potenzialità di un video sono infinite – dichiara la Toderi – componendosi di luci che viaggiano nel tempo per poi emergere quando si incontrano/scontrano con una superficie».
Orbite rosse è anche un riferimento al colore delle luci metropolitane viste dall’alto nella notte, «al colore rossastro indefinito delle nostre palpebre chiuse, mentre col volto siamo rivolti alla luce». Un universo orbitale che richiama le due cavità della testa, attraverso le quali edificare la nostra immagine del mondo.
Info: www.giomarconi.com