Uno sconosciuto talento

È uno stile di vita, quasi una ragione, una religione. La fotografia, e il suo mondo circostante, è il pane quotidiano di un giovane autodidatta emiliano. Qualcuno direbbe che per essere un’artista ci vuole un ben delineato percorso di studi alle spalle. Eppure non sempre è così. Molti sono convinti che esista sempre l’eccezione che conferma la regola: il talento di un “ignorante” esiste davvero.

I suoi scatti, le sue fotografie raccontano sempre qualcosa. «E’ la fotografia, quella precisa inquadratura è quel soggetto che mi sceglie non sono io a decidere quale sia la “narrazione” della mia foto.» Viene travolto dalla suggestione della macchina fotografica, catturato dal mondo che lo circonda, e attento sempre a quel dettaglio, a quel particolare che sfugge ai più e che diventa cardine dei suoi ritratti. Lo sguardo di una donna che si riflette su di una vetrina, il dettaglio di una mano, il movimento di un vestito, la luce di un lampione, le sue ombre. Mattia Borghi è un giovane uomo con la passione per la fotografia. Scindere la sua persona dalla macchina fotografica è impossibile, l’una si completa e realizza solo se entra in contatto con l’altra. La sua casa sembra un piccolo museo. Decine di macchine fotografiche accuratamente sistemate, dai pezzi storici agli obiettivi più recenti; sugli scaffali accanto alle poesie di Neruda spiccano manuali di ogni genere sull’arte fotografica. Nel frigorifero invece che le uova tiene i rullini per le macchine analogiche.

I suoi lavori mescolano tecniche e soggetti diversi; confusione tematica? Forse, o più propriamente la capacità di andare oltre un unico genere, un’unica “inquadratura”. Spazia da suggestioni “Erwittiane” a placidi accenni impressionisti, il bianco e il nero, le luci e le ombre di molte sue foto hanno qualcosa di non dissimile all’inquietudine di Francesca Woodman.

«L’unico imperativo categorico è quello di ampliare continuamente lo spettro delle mie conoscenze, sperimentando nuove forme di espressione e curando non solo il momento dello “scatto” ma anche quello dello sviluppo della pellicola in camera oscura.» Alle sue spalle non ha altro se non una grande passione coltivata fin da bambino e accuratamente “cesellata” nel corso della sua vita. Dietro di sé raccoglie diverse personali e alcune collettive, (di cui proponiamo alcuni scatti nella nostra galleria). Per chi volesse rendersi pienamente conto delle parole finora scritte può trovare confronto sul sito personale di Mattia Borghi. Info: www.ohmproject.eu

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