Le figure di Sandro Chia

Per Sandro Chia quello che si sta per concludere è stato un anno intenso. L’artista fiorentino, tra i più importanti esponenti del movimento della Transavanguardia, è infatti volato dalla 53esima Biennale di Venezia all’istituto italiano di cultura di Tokyo e Kyoto (solo per citare due tappe), per presiedere ad alcune tra le esposizioni che il mondo dell’arte gli ha dedicato. Ora le sue tele approdano a Roma per la mostra Sandro Chia. Della pittura, popolare e nobilissima arte. A cura di Achille Bonito Oliva, l’esposizione è la prima grande antologica dell’artista in Italia e la sua più importante retrospettiva dopo quella del 1992 alla National galerie di Berlino e presenta un totale di sessantuno opere: cinquantasei dipinti e cinque sculture in bronzo. L’intento è quello di ripercorrere le tappe principali della prolifica carriera dell’eclettico artista che si è cimentato in differenti tecniche, dal mosaico al video, in oltre quarant’anni di carriera. L’allestimento scelto non presenta le opere in ordine cronologico ma organizzate in quattro sezioni attorno al tema della figurazione, elemento distintivo e costante dell’arte di Chia: Figure ansiose, Figure titaniche, Figurabile e Figure ad arte.

Frammenti di colori, segmenti di figure, pennellate vorticose e sfumature accese caratterizzano le sue tele. Per Chia la pittura, come ricorda l’artista nel catalogo della mostra, non è un semplice oggetto ma diventa interlocutore: «per parlare non di pittura, ma alla pittura é meglio mimarne le figure, divenire una sua manifestazione, in definitiva é meglio apparire alla pittura come essa appare a noi». Con questa affermazione Chia va al di là della definizione della tecnica pittorica come linguaggio espressivo. Come osserva il curatore della mostra Achille Bonito Oliva, un innegabile merito dell’artista è quello di aver reso la pittura «un campo dentro cui manualità e concetto trovano finalmente un equilibrio […] uno strumento capace di far saltare la distanza e di collegare tempi che sembrano lontani tra loro». Ad accompagnare la mostra un volume, edito da Flash Art edizioni, articolato come un dialogo fra Sandro Chia e Achille Bonito Oliva e fra l’artista e un visitatore immaginario, impersonato dalla soprintendente Maria Vittoria Marini Clarelli, che lo interroga sulle sue opere.

Fino al 28 febbraio
Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea
viale delle belle arti 131, Roma
Info: www.gnam.beniculturali.it