Un intellettuale vecchio stile, un uomo amante del sapere e non semplicente un matematico. Si, perché per mestiere aveva ufficialmente a che fare con i numeri, Renato Caccioppoli, ma nella sostanza era molto di più. Antifascista, pianista di rara capacità, raffinatissimo cinefilo, amante della letteratura, delle arti visive e di qualsiasi espressione di libero pensiero. Secondo lui un buon matematico non poteva non essere prima di tutto un poeta. Di una sensibilità sottile, ma troppo fragile forse per sostenere le altalenanti vicissitudini dell’esistenza. Morì, infatti, suicida nel 1959 e oggi, a cinquant’anni dalla morte viene ricordato e omaggiato con il rispetto dovuto ad un uomo dal pensiero “luminoso” e illuminato.
Caccioppoli era di discendenza illustre. Nato a Napoli nel 1904, nipote dell’anarchico russo Michail Bakunin, visse in un ambiente culturale stimolante. Seguendo i desideri del padre, si iscrisse inizialmente a ingegneria, per poi passare a matematica. Nel 1925 si laureò all’università di Napoli, sotto la guida di Ernesto Pascal, ma il suo vero maestro fu Mario Picone, di cui divenne assistente.
Per il suo aspetto filiforme e le sue qualità morali e intellettuali, André Gide lo definì “l’âme”, da qui il titolo della mostra che la galleria Pino Casagrande dedica, da oggi, al matematico. A cura di Roberto Gramiccia, la rassegna, propone opere di Claudio Adami, Hanne Darboven, Stanislaw Drozdz, Ileana Florescu, Jannis Kounellis, Adele Lotito, Mario Merz, Tastuo Miyajima, Roman Opalka, Lucia Romualdi. L’iniziativa è lodevole perché contribuisce a interrompere il silenzio che avvolge la figura di questo grande uomo rimarcando uno dei suoi insegnamenti: “ésprit de finesse” ed “ésprit de geometrie” possono alimentarsi l’uno dell’altro a vantaggio dell’intera umanità. Questo il principio che ha ispirato gli artisti. Fino al 10 dicembre, via degli Ausoni 7/a, Roma. Info: 064463480.