Dall’inquietudine alla gioia

«Occorre avere un po’ di caos in sé per partorire una stella danzante», diceva Friedrich Nietzsche. E il caos può manifestarsi in varie forme. Nel caso di Niki de Saint Phalle è coinciso con un grave esaurimento nervoso superato solo grazie alla scoperta dell’arte. In quell’occasione la sua “stella danzante” ha cominciato a brillare diventando il principio di una nuova vita.

La Fondazione Roma celebra l’artista francese con un’inedita esposizione: 100 opere per raccontare la donna e l’artista. «È una personalità rigogliosa della cultura – dice di lei il presidente della fondazione Emmanuele Emanuele – che rifugge dai tentativi di classificazione, per me è inimitabile, unica e non può trovare facile etichettazione». New dada? Pop art? Effettivamente sembra tutto riduttivo quando si vuol definire il lavoro della de Saint Phalle. «Mancava in Italia una mostra su quest’artista – commenta il curatore Stefano Cecchetto – è la realizzazione di un sogno, il suo fascino e il suo carisma travalicano i confini del mondo dell’arte».

Niki nasce nel 1930 in Francia a Neuilly-sur-Seine, secondogenita di un’aristocratica famiglia di banchieri. Nel 1953 la svolta. Dal male oscuro che poteva schiacciarla riesce a guarire grazie a una speciale terapia: quella del colore. Negli anni Sessanta scopre Parigi e l’aria di libertà che comincia a diffondersi nel mondo occidentale. Ribellione, femminismo, rifiuto delle convenzioni, affermazione dell’identità individuale. Compagna di Jean Tinguely, vive la stagione del rinnovamento culturale e artistico a suo modo, con un lavoro originale e spumeggiante.

Uno spettro cromatico carismatico avvolge le sue creazioni, trasformandole in un inedito inno alla gioia di vivere. Niki è famosa per le sue “Nanas”, rappresentazioni femminili cariche di sensualità, forme tondeggianti plasmate dosando colore e proporzioni per rendere al meglio la sacralità della figura, la sua essenza  arcaica e generatrice di vita. Ma Niki è anche profondamente malinconica, i colori non riescono a celare quella nota di inquietudine che fa occhiolino tra le pieghe delle sculture, dei totem, nei tratti sapienti dei dipinti materici o dei disegni.

Fino al 17 gennaio
Fondazione Roma, via del Corso 320, Roma.
Info: 066786209; www.fondazioneroma.it.

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