La fotografa che voleva essere un angelo

«Ho dei parametri e la mia vita a questo punto è paragonabile ai sedimenti di una vecchia tazza da caffè e vorrei piuttosto morire giovane, preservando ciò che è stato fatto, anziché cancellare confusamente tutte queste cose delicate».

Si gettò da un palazzo di New York nel 1981, alla giovane età di 22 anni, Francesca Woodman, una fragile fotografa, degna protagonista seppur per un breve periodo della scena artistica nel XX secolo.
Figlia d’arte, con un padre pittore e una madre ceramista, la Woodman si avvicinò prestissimo alla fotografia, trovando in questa, alla tenera età di 13 anni, un valido mezzo per esprimere sé stessa. Per fotografarsi cercando di estrapolare da quegli scatti la propria identità, soggetto costante del suo lavoro.

Rigirosamente in bianco e nero, le sue fotografie rappresentano una metafora di vita e morte, piccoli tasselli di un racconto discontinuo, interrotto dalla fragilità delle armonie, continuamente ricercate, e da emozioni, che seppur percepibili, sembrano comunque soffocate, ingabbiate. Inquadrature quasi sempre chiuse in luoghi interni, in una fitta maglia di luci e ombre. Le opere della Woodman evocano l’inesorabilità della morte senza raccontarla. I suoi autoritratti, che costituiscono la maggior parte del lavoro dell’artista, sono concentrati sulla fisicità del proprio corpo, raffinati e tendenzialmente evanescenti ma, carichi al contempo di un’inesauribile stato di malinconia. Una sottile bellezza mai urlata ma solo accennata, che ricorda la transitorietà e la brevità del tempo. E comunque un perenne stato d’inquetudine trasuda da quegli scatti. La sua una tecnica che ricorda Lisette Model e forse ancora di più Diane Arbus.

«Io vorrei che le mie fotografie potessero ricondensare l’esperienza in piccole immagini complete, nelle quali tutto il mistero della paura o cumunque ciò che rimane latente agli occhi dell’osservatore uscisse, come se derivasse dalla sua propria esperienza». Era questo il pensiero di Francesca Woodman e per capire davvero se il suo lavoro onori queste parole, a Pisa, una personale a lei dedicata cerca di dirci qualcosa di più. Dal 25 settembre fino al 10 gennaio 2010 Santa Maria della Scala espone 114 fotografie, comprese alcune mai stampate fino ad ora (circa 10), quasi tutte di piccolo formato.

Santa Maria della Scala, Siena, piazza del Duomo 2
Info: 0577224811; www.santamariadellascala.com.

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