«Queste immagini racchiudono metà della mia vita, e pure la vita di altre persone, i miei figli, i miei genitori, vecchi amici e compagni con i quali ho danzato. Credo che d’ora in avanti queste intime fotografie danzeranno da sole». Il legame con la famiglia, la corporeità della danza, la temporalità della vita. Sono racchiusi tutti gli elementi che popolano la poetica di Mario Cravo Neto nella dichiarazione d’amore, per la vita e per la fotografia, del fotografo brasiliano in mostra a Brescia.
Sono mistici racconti per immagini quelli che l’artista, maestro del bianco e nero figlio di uno tra i maggiori scultori dell’America Latina, regala allo sguardo di chi è disposto a lasciarsi trasportare, attraverso le suggestioni di una fotografia mistica e rarefatta, in un pantheon moderno popolato da luci e linee. Nato a Bahia, città da cui assimila il dirompente magnetismo dei corpi, il giovane Cravo Neto inizia a interessarsi di scultura e fotografia dall’età di diciassette anni, viaggia in Europa dove conosce Emilio Vedova e Max Jakob.
Successivamente approda a New York dove studia all’Art student league e dà il via alla sua proficua ricerca artistica. Le sue opere fotografiche sono basate sul chiaroscuro e giocano con la luce come fossero bassorilievi, in una serie di ritratti che mostrano un aspetto del Brasile, e le sue tradizioni, attraverso corpi che richiamano le radici africane del vastissimo e multiforme paese. Immagini colme di una sensualità intrinseca e di un misticismo ateo che rafforza il controverso rapporto tra l’uomo e la natura.
Paci arte contemporary, via Carlo Cattaneo 20 b, Brescia.
Fino al 27 settembre. Dal martedì al sabato: 10-13 e 15.30-19.30. Info: 0302906352; www.paciarte.com.