Una pinta d’arte

Roma


Chi non la conosce? Ormai Birra del Borgo è un brand riconosciuto a livello internazionale, una birra dall’aroma friendly e accattivante, che si è fatto spazio tra i giovani anche grazie al suo apparentamento con molti momenti culturali, espositivi e musicali. Per scoprire la genesi di questa bella storia italiana, ora consegnata a pieno titolo al mondo intero dopo il passaggio nel 2016 al gruppo AbInBev, abbiamo incontrato Leonardo Di Vincenzo, fondatore di Birra del Borgo.

Birra del Borgo è ormai un brand conosciuto. Ma come è nata questa esperienza? Di chi è stata l’idea? «Birra del Borgo è una storia che parla di coraggio e di follia. Quelli che fanno decidere a Leonardo di Vincenzo di abbandonare il mondo della ricerca scientifica e accademica per dedicarsi alla sua vera passione: inizia così un viaggio per l’Europa alla riscoperta degli antichi stili, dagli estrosi belgi alle Real Ale Inglesi che lo affascinano profondamente. E con il suo viaggio, nel 2005, inizia a Borgorose l’avventura di Birra del Borgo».

Avete accostato più volte il vostro brand all’industria creativa e a varie sue declinazioni e linguaggi. Come mai questa sensibilità? «La nostra missione è ripensare la birra, ripensare l’idea classica di birra ricercando unicità oltre i confini di un prodotto standardizzato. Ripensare a tutto il mondo della birra in chiave diversa reinterpretando gli stili. Ripensare gli ingredienti, ripensare l’utilizzo dei lieviti e la fermentazione superando anche i confini con il mondo del vino. Questi sono gli elementi perseguiti e raccontati fin da quando abbiamo aperto il birrificio. Oggi, ancor di più, gli sforzi quotidiani mirano allo sviluppo di nuove birre. Il nostro Rethinking Ale, ripensare la birra, significa anche ripensare il modo di comunicarla attraverso l’arte e le varie forme espressive. Birra del Borgo vuole far convivere mondi differenti veicolando una nuova idea di birra: nella cucina, nell’arte, nella musica».

Quali sono stati i progetti artistici che avete sviluppato negli ultimi anni? «Con l’artista romano Giovanni Trimani è iniziato nel 2005 un esperimento che è riuscito a celebrare un legame non così scontato, quello tra birra e arte. Un legame portato avanti nel tempo dall’ illustratore torinese Gianluca Cannizzo e la galleria d’arte romana Varsi, fino a allo studio di architettura B15A che ci accompagna per dare corpo e materia alle nostre idee. Arte per esprimere contenuti nuovi in contesti nuovi e poi musica per raggiungere un pubblico universale. Questo desiderio ci ha spinto a prendere parte e promuovere grandi iniziative dedicate a musica, territorio e cultura, come il Siren Festival in Abruzzo e l’Outdoor festival a Roma. Birra e creatività».

Che tipo di ritorno avete avuto? «Ci hanno arricchito dando valore aggiunto al nostro patrimonio. Grazie all’esplorazione di questi nuovi mondi abbiamo raggiunto un pubblico diverso e più ampio».  

Arte e beverage sono due mondi molto attigui. Quanto conta secondo te la ricerca creativa nel lancio e nella vita di un brand? «Sicuramente l’arte oggi più di ieri si può ritrovare nel beverage. La creatività si esprime nel lancio e nella costruzione di un brand, nella sua forma più artistica, ma anche e soprattutto nel prodotto, nella sua ideazione, attraverso la selezione e la ricerca».

Quali iniziative avete in programma nel 2019? «Le iniziative del 2019 vedono al centro la formazione e la didattica, il mondo degli eventi enogastronomici, uno su tutti il nostro Birra del Borgo Day, e i festival musicali, tra cui il Siren di Vasto. Continueremo a dedicarci alla ricerca sul prodotto, alla sperimentazione e alla qualità orientate al raggiungimento di un pubblico più ampio».