C21 Propaganda

Reggio Emilia

La pubblicità occupa uno spazio considerevole del nostro campo visivo, è un elemento significativo ed ormai imprescindibile a cui siamo assuefatti e che ci rende passivi e rassegnati al consumo di un prodotto o di un servizio, un elemento che ha sviluppato nel tempo espedienti sempre più sofisticati per influenzare le nostre scelte in maniera incisiva.
Una pratica, come già postulato da Bernays nel suo celebre saggio “Propaganda”, che si pone in un rapporto di continuità con ciò che ha rappresentato nel secolo scorso la propaganda politica di regime: un mezzo che sfrutta la massa e i suoi istinti promettendo vantaggi con lo scopo reale del controllo sulle scelte individuali.
Come in ogni regime totalitario però ne è nata una contestazione sotterranea da parte di una frangia di attivisti e artisti che hanno lanciato una controffensiva al diktat pubblicitario dirottando i messaggi della propaganda stessa: nasce il subvertising, una pratica che prevede una rielaborazione e un capovolgimento del linguaggio propagandistico trasformando quello che era lo strumento di controllo in un grido di protesta.
Gli artisti principalmente intervengono direttamente sui cartelloni affissi nello spazio pubblico in un’azione che si riappropria in primo luogo dello spazio ma soprattutto dei codici e linguaggi tipici della pubblicità per dare vita ad una contestazione che ha la guisa di una sberleffo.
Diversi artisti e gruppi negli anni hanno aderito a questa pratica, dalle pubblicazioni di Ad buster fino a Ron English, da Alexander Kosolapov fino ai collettivi europei come Antipub, Brandalism e Special Patrol Group.
HOGRE è un artista italiano noto nella scena artistica europea per i suoi interventi artistici non autorizzati, la cui cifra poetica è da sempre improntata all’ironia e al capovolgimento in polemica con i mezzi di comunicazione e la massificazione.
La sua attitudine sovversiva e giocosa ha trovato nella pratica del subvertising un terreno fertile per mezzo del quale ha realizzato negli ultimi tre anni una serie di azioni site-specific e una pubblicazione nel Regno Unito, culminando nella creazione di una piattaforma digitale dove le immagini sovvertite diventano open-source e quindi utilizzabili gratuitamente perché libere dal copyright.
Per la prima volta una retrospettiva viene dedicata interamente a questo progetto artistico mettendo in mostra un corpus eterogeneo che va da tele dipinte a light-box, passando per affissioni, serigrafie e stickers, in un focus eclettico su una pratica dissidente che vuole ricordarci come rimanere liberi pensatori in un sistema che tenta continuamente di tenerci assoggettati.