Formichiere

Noti anche singolarmente per la loro ricerca di carattere personale, Alessandro Fonte e Shawnette Poe insieme sono anche il duo Fonte&Poe, di stanza a Berlino, che ha da sempre soffermato la propria ricerca su indagini di carattere rituale, quasi antropologico, a partire dalle specificità di un determinato contesto culturale, sociale e geografico. Il Formichiere – questo il titolo della mostra che inaugura il terzo episodio della rassegna Dialogues – è, come recita il dizionario, «mammifero con testa allungatissima, muso cilindrico terminante in una stretta apertura boccale fornita di lingua lunga e cilindrica, con la quale invischia le termiti di cui si nutre, dopo averne scoperto il nido scavando con le robuste unghie di cui sono muniti i suoi arti, spec. quelli anteriori; ha coda lunga e pelosa, e una pelliccia di color bruno-grigiastro, ornata di una striscia nera bordata di bianco».

Formichiere, nel caso del progetto presentato allo Spazio Y, che affonda le sue radici nel quartiere romano Quadraro, è l’animale simbolo che due artisti scelgono a partire proprio dalla forte caratterizzazione storica del quartiere ai tempi della resistenza anti fascista (in particolare i cunicoli sotterranei di epoca romana recuperati durante la Seconda Guerra Mondiale come via di fuga e nascondiglio contro i nazifascisti), con una mostra che, sulla scia di quanto visto con Dialogues#2, lascia nuovamente grande spazio all’espressione performativa. Formichiere, su questa stessa linea, è un progetto che mette in dialogo tra elementi di natura diversa: in primo luogo un disegno (Lingua, 2018) che riporta un particolare anatomico dell’animale stesso, scelto proprio per il suo rapporto profondo con il sottosuolo, per la sua caratteristica lingua in grado di muoversi veloce e sinuosa; proprio in dialogo diretto sulla parete difronte l’installazione Ossatura transitoria, una scultura simile a un ammasso di ossa, allo stesso tempo traccia del passato e rimando ancora una volta ai binari sotterranei di cui è ricco il sottosuolo.

Da sintesi all’intero spazio, come sottofondo perpetuo, un’installazione fluida e ritmica, quella del video che vede una parte di comunità del quartiere nell’atto collettivo di battere i denti all’unisono alla stessa velocità della lingua del formichiere. È anzitutto, un’installazione dalle molteplici letture, il cui stesso titolo, Occlusioni, lascia intravedere tutte queste possibili interpretazioni: occludere il passaggio, dunque battere i denti in segno di difesa, di resistenza; occludere il passaggio come il formichiere, che con il rapido getto della sua lingua, cattura le formiche nella propria morsa; occludere il passaggio al pensiero libero, creando una corazza, come quella che si sviluppa a partire dal pensiero comune, dal pensiero del gruppo, che non lascia spazio alla propria intelligenza.

La riflessione di Fonte&Poe offre, mai come in questo momento storico in cui la contemporaneità riporta a quelle dinamiche che hanno caratterizzato l’Italia del periodo fascista, uno strumento di riflessione forte, silente ma allo stesso tempo fastidiosamente rumoroso, come fastidioso è il suono del battere dei denti all’unisono, come fastidioso è il suono di chi prova a difendersi e dire di no.

Fino al 30 gennaio, Spazio Y, Via dei Quintili 144, Roma. Info: www.spazioy.com