Matteo Sanna

”Modificare la vita fino al punto da annullarla, sostituendo un ideale di poesia alla squallida prosa del quotidiano. […] Tutto sta nel saper fare, nel saper concentrare lo spirito su di un solo punto, nel sapere astrarsi abbastanza per far sorgere l’allucinazione e sostituire il sogno della realtà alla realtà stessa”, scriveva Joris Karl Huysmans nel suo celebre À rebours, considerato il vero e proprio manifesto del decadentismo, lo stesso Huysmans che, se avesse visitato la personale Unbreakable misunderstandings di Matteo Sanna da poco conclusa alla nm>contemporary di Monaco, ne avrebbe senza dubbio apprezzato e premiato la ricerca.

Sanna è un artista la cui ricerca, consciamente e inconsciamente, tende a una deriva continuamente mutevole, improntata a una raffinatezza innata, mai forzata, nella quale la forma sia legata a doppio filo al concetto, e mai ne sia subordinata: il trucco di Sanna si esplica nella scelta del supporto artistico come materia (come accade per artisti diversi da lui per età e percorso, come Giovanni Frangi, la cui pittura dolcemente ma non docilmente si estende sopra teloni colorati): ecco che teli dell’infanzia si sovrappongono, ospitano figure di bambini i cui contorni siano ben delineati ma al contempo suggeriscano ed evochino, senza sforzo, l’idea di movimento, di mutevolezza, e dunque di precarietà: il divenire di Eraclito si fonde alla quantomai toccante instabilità esistenziale suggerita dal protagonista de I 400 colpi di Truffaut, l’irriverente bambino Antoine Doinel, che con la sua corsa come fuga e illusoria liberazione da una società respingente chiude il film del celebre cineasta francese.

A tale corpus di lavori, si sono affiancate tele di piccolo formato, la cosiddetta pittura del tempo: Sanna rievoca la bellezza del gesto pittorico come poetica dell’eterno ritorno, perché l’accezione autentica della pittura è quella del ripetere, emulare, citare persino se stessi, ritornare sul supporto e sulla materia con gesti ora ossessivi, ora placidi, ma che certamente, in qualche modo, scandiscano il tempo e la vita e la migliorino, così come le parole, i discorsi, il personalissimo λόγος che Sanna ha emulsionato con la ruggine sulla carta, e liberato nello spazio della galleria.

I vasi in porcellana e vetro, ricercati tanto da renderli veri e propri oggetti-feticcio come nello spirito di Huysmans, suggeriscono quasi una passione per l’object trouvé che sia rielaborato, rimestato dalle mani dell’artista, ma la cui risultanza non possa prescindere dalla raffinatezza di fondo. La passione di Sanna per gli oggetti evocativi si esplica senza fatica anche nel suo ultimo progetto, un libro d’artista realizzato appositamente per la collettiva Declinando il libro d’artista presso Unimediamodern di Genova, visitabile sino al 20 gennaio prossimo.

Info: www.nmcontemporary.com