Il grifone d’oro

Un racconto sincero, di chi maneggia (bene) la materia della quale scrive, che sbatte in faccia al lettore le incertezze sentimentali di una generazione dove sentimenti, sesso e ansia di socialità si miscelano e capovolgono. Costantemente. Il nuovo volume dalla collana Henry Darger di Canicola edizioni – dedicata tanto al racconto breve quanto a giovani autori – si arricchisce ulteriormente con Gianluca Ascione, che firma il graphic novel Il grifone d’oro (20 pagine a colori, 8 euro), le cui tavole sono in mostra fino al 4 dicembre nel Centro di documentazione Flavia Madaschi (Cassero Lgbt center) a Bologna, nell’ambito del Bilbolbul festival. Ed è proprio il capoluogo emiliano a fare da cornice a una storia sincera, «abbastanza autobiografica – come la definisce l’autore – dove intendevo partire da cose che conosco: il rapporto tra lavoro e studio, le relazioni incerte, le app, i social, gli incontri», ambientata nella città universitaria per antonomasia. «Un centro psichedelico e delirante, a metà tra cartoon network e Andrea Pazienza e popolato da creature fantastiche».

La storia del Grifone d’oro si stratifica tra le notifiche sulla app di incontri Grindr, in cui il rapporto tra Gianni e Francesco emerge come ricerca convulsa tra sogno e sussistenza. Riprende Ascione: «La stesura iniziale del grifone d’oro nasce da un’esercitazione durante il corso di scrittura creativa all’accademia di Belle arti di Bologna. Volevo narrare non solo un ambiente, in questo caso un ristorante, ma soprattutto quello che accade alle persone che ci lavorano, ciò che pensano durante il turno, quello che intendono fare prima e dopo il lavoro, le noie, le ansie. E ancora, le vicissitudini di qualche cliente o le persone che gravitano attorno a quel luogo per chissà quale ragione».

In precedenza, l’autore aveva buttato giù «alcuni paragrafi sconnessi su diversi personaggi, ma la storia di Gianni e Francesco era quella che mi convinceva di più per la collana Canicola». E il titolo? «Il grifone d’oro era il primo nome che diedi a questo fantomatico ristorante. Richiamava un po’ l’immaginario fantasy dei mostri che disegno e i locali storici bolognesi». Una sorta di frullato psichedelico, che ha alle spalle un lavoro non indifferente. «Ho impiegato quattro mesi per terminare il volume, considerando le riscritture, l’organizzazione dello storyboard, i disegni preparatori e l’effettiva realizzazione delle tavole». Ma si tratta di un racconto breve, o sbaglio? «Certamente – replica Ascione – ma trovo che il racconto breve sia difficile in generale: c’è poco spazio, bisogna scegliere le cose giuste da inserire e avere le idee molto chiare su cosa tagliare. Questo è complicato. Non bisogna dimenticare, poi, che i dialoghi, per quanto minimi, sono difficoltosi». Di contro Il grifone d’oro sta procedendo a passo spedito, con grande soddisfazione di Ascione. «Ricevo molti complimenti, soprattutto per la tecnica che ho utilizzato, e noto grande curiosità intorno a questo racconto. Non posso che esserne felice».

Info: www.canicola.net