Lupi bianchi

”Odio il fatto che è figo essere un negro al giorno d’oggi, odio l’influenza negativa che ha avuto l’hip-hop nei quartieri di periferia bianchi e odio Tabitha Soren e i suoi amici sionisti di Mtv, tutti porci che ci dicono come dovremmo vivere”. Firmato Danny Vinyard, fratello di Derek, personaggi interpretati rispettivamente da Edward Furlong e Edward Norton (qui candidato all’Oscar come miglior attore protagonista) in American history x, film del 1998 diretto da Tony Kaye. La pellicola, che affronta lo scottante argomento della tensione sociale e del razzismo negli Stati Uniti, veicola un messaggio di redenzione. Una lenta presa di coscienza da parte dei due fratelli, entrambi skinhead, a cui un uomo di colore ha ucciso il padre per rubargli la macchina.

Redenzione. Un termine – e soprattutto, un significato – che fuori dal grande schermo non sfiora neppure i gruppi terroristici neonazisti di tutta Europa, ai quali il giornalista d’inchiesta David Schraven e il disegnatore Jan Feindt dedicano il graphic reportage Lupi bianchi, rapporto sul terrorismo neonazista in Europa (Becco Giallo, 226 pagine in bianco e nero, 19 euro), un racconto a fumetti crudo, che fa luce sui gruppi terroristici di estrema destra del vecchio continente. Movimenti uniti da un’ideologia disumana, quella della superiorità della razza, dell’annientamento, della voglia – mai sopita – di uccidere il diverso. Senza pietà alcuna.

”Corri con i lupi, corri con il vento, canta le mie canzoni, canta, bambino cattivo”. È l’estratto di un brano dei Böhse Onkelz, band hardcore punk tedesca – con all’attivo 19 album tra lavori in studio, live e raccolte – che riecheggia sulla prima pagina del volume. Una narrazione temeraria quella che Schraven (classe 1970, si occupa di tematiche difficili come la corruzione e l’abuso di potere, ma anche di neonazisti e mafia) e Feindt (nato nel 1975, come illustratore freelance ha lavorato per riviste internazionali) portano avanti, mettendosi sulle tracce di un gruppo di estremisti nazisti tedeschi. Con l’obiettivo di fare emergere le loro relazioni (connivenze?) internazionali e mostrando quanto le idee custodite nei Diari di Turner – un testo americano del 1978, scritto sotto pseudonimo, che profetizza una guerra razziale – siano ancora in grado di condizionare, in modo profondo, la crescita degli ambienti dell’estrema destra.

Ieri come oggi, infatti, è proprio ai Diari che numerosi gruppi terroristici guardano come modello ideologico, ispirandosi alla sua idea di lotta armata e organizzandosi in piccole cellule operative prive di un capo. Ma, non per questo, meno pericolose. Movimenti temibili fin dal nome: Organizzazione clandestina nazionalsocialista, Blood and Honour (che seguendo il motto ”sangue e onore” creato per la gioventù hitleriana, sostiene la supremazia della razza bianca), Combat 18 – movimento neonazista britannico che utilizza come riferimento i numeri 1 e 8, dunque le iniziali di Adolf Hitler, A e H, ovvero la prima e l’ottava lettera dell’alfabeto – e Hammerskins, tra le formazioni più feroci e filonaziste dell’estrema destra mondiale. ”Non essere un teppista qualunque, diventa parte di qualcosa”, afferma Danny nel film. La realtà non è mai stata così aderente.

Info: www.beccogiallo.org

Articoli correlati