Il nudo femminile di Anne Brigman

Stampe argentee, in bianco e nero, in cui figure nude evanescenti ed eteree emergono tra i massi, si stagliano contro il cielo e si avvolgono attorno a tronchi di alberi contorti. È il 1905 quando in Sierra Nevada, uno dei luoghi  più remoti degli Stati Uniti, Anne Brigman, nata a Oakland nel 1869, comincia a realizzare nudi femminili in paesaggi all’aperto. Molti di questi sono autoritratti. Raffigurando soprattutto se stessa, con la macchina fotografica ridefinisce il suo posto, il suo ruolo di donna nella società. Molti studiosi ritengono che sia stata la prima in America a fotografare il proprio corpo nudo, una scelta rivoluzionaria. Inizialmente è Alfred Stieglitz a promuoverla nei circoli della fotografia contemporanea dei primi anni del ‘900. Ma ben presto il suo lavoro viene mostrato sempre meno perché rifiuta quella che lei chiama la convezione ”floreale-femminile” della fotografia modernista.

I suoi scatti mostrano un profondo legame con la natura, cancellano la divisione artificiale tra essere umano e paesaggio. In Soul of the Blasted Pine (1906) un corpo nudo di donna emerge dalla spaccatura di un tronco d’albero abbattuto da un fulmine. Afferra il tronco con una mano e allunga l’altra verso il cielo, ricreando lo stato precedente dell’albero. Le forme umane e quelle naturali sfumano l’una nell’altra. ”Le mie immagini raccontano della libertà della mia anima, della mia emancipazione dalla paura” scrive Brigman nel 1913 ”ho trovato lentamente il mio potere con la macchina fotografica tra i ginepri e i pini tamarack”. Le sue fotografie di nudo, che trattano l’interconnessione tra essere umano, natura e libertà della donna, vennero dimenticate dopo la sua morte, nel 1950. Una grande retrospettiva le riscopre e celebra il suo lavoro attraverso 300 scatti e un catalogo completo che raccoglie anche le sue poesie. La mostra Anne Brigman: A Visionary in Modern Photography è in corso al Nevada Museum of Art. Info: www.nevadaart.org