Festival F4

Il 13 luglio a Villa Brandolini a Pieve di Soligo, Treviso, inaugura l’ottava edizione del Festival F4 / un’idea di Fotografia promosso dalla Fondazione Francesco Fabbri in collaborazione con il Comune di Pieve di Soligo e con la direzione artistica di Carlo Sala. Si tratta di un festival che comprende una serie di mostre che offrono uno spaccato sulla fotografia contemporanea e che hanno come tema unificante il rapporto tra l’individuo e la società.  Il Festival si apre con un’ampia mostra antologica dedicata a Mario Giacomelli, uno dei più grandi fotografi italiani del Novecento, promossa in collaborazione con il Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo-Milano. A seguire l’esposizione collettiva Around me. Traces of presence in biopolscapes che presenta il lavoro di tre autori emergenti del panorama nazionale che con le loro ricerche indagano alcune questioni di attualità. La mostra, difatti, vuole essere una riflessione su come oggi i temi della biopolitica possano trovare delle nuove applicazioni, nel delineare gli elementi intangibili che condizionano il rapporto tra individuo e società. Tre gli artisti coinvolti: Irene Fenara, che con il ciclo Supervision presenta una serie di immagini provenienti da videocamere di sorveglianza; Alessandro Calabrese che con le opere del progetto The Long Thing indaga la condizione di un lavoratore che si scontra con la burocrazia, Alessandro Sambini che con Spelling Book – learning from Caltech 256 riflette sull’impatto che il machine learning ha sull’uomo.

Ancora, poi, un percorso articolato tra fotografie, installazioni, documenti di finzione ed objets trouvés raccolti tra i Balcani e la Romagna, L’albero del latte di Silvia Bigi, a cura di Francesca Lazzarini, esplora il tema dell’identità di genere, sollevando riflessioni sul ruolo della donna nella società contemporanea. A conclusione, una mostra del vincitore della sesta edizione del Premio Fabbri, Alberto Sinigaglia, che presenta la serie fotografica Microwave City incentrata sulla città di Las Vegas, vista come un archetipo visivo della messa in scena permanente che genera un immaginario effimero, sospeso tra realtà e finzione. Le opere raccontano il profondo legame della metropoli con la bomba atomica perché durante gli anni Cinquanta una delle attrazioni cittadine era la possibilità di osservare i test nucleari dalle terrazze degli hotel e i turisti scattavano immagini di quelle drammatiche e potenti scene, trasformandole in ricordi delle loro vacanze. 

Fno al 26 agosto 2018, info: www.fondazionefrancescofabbri.it/it/arti

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