Vita di Marina Abramović

«Il suo rapporto con l’amore, ma non quello inteso come amore per l’arte. Quello è pulito, deciso, chiaro, trascendentale. Amore inteso proprio come il sentimento umano, il suo volere rendere ”arte” anche le relazioni sentimentali, cercando di staccare quella gran parte umana fatta di gelosia, tradimento e invidia». È l’aspetto della vita di Marina Abramović – la più conosciuta e quotata performance artist del mondo – che ha colpito di più Giulia Rosa, illustratrice e motion designer, che ad Abramović ha dedicato un’affascinante biografia illustrata. Pubblicata da Hop edizioni nella collana Per espera ad astra, il volume Vita di Marina Abramović (88 pagine, 18 euro) rende omaggio alla ”nonna delle performance” – come lei stessa ama definirsi con ironia – ripercorrendo il suo cammino, non poco difficoltoso.

Dagli inizi complicati nella ex Jugoslavia (è nata a Belgrado nel 1946), all’interno di un contesto familiare tanto problematico quanto decisivo per la sua formazione, l’artista ha compiuto un cammino unitario in termini di significato ma sfaccettato nelle esperienze vissute. Spiega Rosa: «Personalmente Vita di Marina Abramović nasce quasi per caso, dopo aver ricevuto un email da parte Lorenza Tonani di Hop edizioni che mi chiedeva se fossi interessata a illustrare un nuovo libro». Riprende l’autrice: «Conoscevo l’artista di Belgrado attraverso qualche articolo sul web e alcuni documentari passati in tv, della sua vita sapevo poco. Dalla email e dall’invio dei testi, scritti da Lorenza, mi si è aperto un mondo e Marina mi ha travolta: è come se mi fossi messa gli occhiali da vista». Parte da qui una vera e propria full immersion di Rosa nell’esistenza, intima e pubblica, di Abramović, una donna che ha dimostrato come sia possibile affrontare il terrore e superare i propri limiti grazie alla forza della mente, passando da performance attigue alla body art a prove che attingono la loro energia dalla meditazione tibetana o dalla tradizione culturale dei Pintupi, gli ultimi aborigeni australiani.

«Dall’inizio del lavoro al suo termine penso di aver guardato qualsiasi cosa riguardante Marina. Ho memorizzato il suo volto da ogni angolazione possibile, osservandola bambina, adolescente e donna. Quali difficoltà ho incontrato? Quella più alta, a livello tecnico, è stata riprodurre la varietà del suo viso: Marina ha un volto così mutevole e differente negli anni che, a un certo punto, non riuscivo più a capire come fosse fatta effettivamente». E a livello emotivo? «In questo caso la difficoltà è stata ”lei” in generale, talmente piena di contraddizioni che un po’ la allontani, un po’ la ami e un po’ non sai cosa pensare». Pur con i suoi meriti, successi, attestazioni e premi ricevuti, Abramović – per l’autrice del volume – rimane una donna «fragile e umana come me. Come tutti». E approfondire la vita di una artista così complessa (e controversa), ha insegnato a Rosa – le cui illustrazioni, completamente digitali, vengono realizzate su iPad, finalizzate con software di elaborazione grafica e stampate su carta fotografica vintage – «che siamo pieni di tabù e ci sono così tante cose che abbiamo creato solo per chiuderci e darci dei limiti. Mentre Marina sta fuori, e per questo è così controversa: non riesci davvero a capire perché ci voglia stare lì, perché una persona decide volontariamente di mettersi in una posizione di inevitabile e costante insicurezza».

Info: www.hopedizioni.com

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