Volker März a Berlino

Inaugurata il 22 Giugno, la mostra di Volker März, Der Affe fällt nicht weit vom Stamm – La scimmia non cade lontana dal tronco –, trasforma e colora di tonalità nuove le sale del Georg Kolbe Museum di Berlino. La scelta audace e estremamente innovativa viene dalla volontà di Julia Wallner, direttrice del museo dal 2013, di lasciar spazio d’espressione e di dialogo anche ad artisti contemporanei. Il risultato finale ha convinto anche i più scettici. Scultore, performer, scenografo, pittore, video artist, scrittore, l’artista lavora da diverso tempo alla realizzazione di questa retrospettiva, nata in cooperazione con l’istituto Gerhard-Marcks-Haus di Brema, dove l’esposizione si è conclusa il 10 Giugno 2018. Volker März ci racconta delle storie che riguardano la società, quella tedesca nell’immediato secondo dopoguerra e quella della società più strettamente contemporanea, aggiungendo spunti autobiografici. Il racconto comincia alle 19:00 in punto, con una performance nello splendido scenario del giardino del museo, tra alberi e sculture. Il gruppo di performer Unos United apre le danze con due ore di spettacolo. Formato nel 2005 dall’artista stesso, invitato a realizzare un concetto per una performance in occasione dei mondiali di calcio del 2006, il gruppo continua con il progetto da allora, concentrandosi sui lati “oscuri” della società, sui concetti di selezione, nazionalismo, razzismo e opportunismo, contestualizzandoli politicamente, alternando balletti a cori e movimenti.

L’impatto visivo con le sale del museo è straordinario e il dialogo con lo spazio e con alcune delle sculture della collezione del Georg Kolbe Museum decisamente riuscito. È impossibile avere una visione di insieme, lo sguardo si muove tra scaffalature piene di figure singole o raggruppate, alcune pendono dal soffitto, altre danzano sui davanzali delle finestre. Alcune di loro sono visibili solamente se ci si siede sui divani sistemati per l’occasione nelle sale, più simili a un salotto, che a una classica sala museale. Qualcuno legge, qualcuno cammina, qualcuno nuota, qualcuno si specchia. Si tratta di uomini, donne, scimmie, uomini con la testa di scimmia o scimmie col corpo d’uomo. Immagini surreali, mezzi busti di donna da cui fuoriescono fiori, madonne con fluorescenti veli e orecchie da coniglio, scimmie con burqa. Tantissimi personaggi non fanno nulla e lasciano che la vita scorra loro addosso. Piccole figure mezze o seminude e dalle orecchie rosse che maneggiano oro, senza apparentemente coglierne il valore. E sulle pareti, fino al soffitto, fotografie e pitture. Un’allegoria contemporanea dell’umanità, la quale, attraverso maschere, costumi e colori sfavillanti, viene presentata in tutte le sue sfaccettature, con uno sguardo ironico e a volte grottesco. Il periodo del Nazional Socialismo ricopre un ruolo importante nel lavoro di Volker März; momento storico irrisolto della storia tedesca, viene affrontato nelle sue composizioni spesso in modo metaforico.

Ed ecco che tra le piccole sculture senza nome, non si può far a meno, infatti, di riconoscerne qualcuna: Joseph Beuys con gli slip della Germania, la coppia Adolf Hitler e Angela Merkel come metafora della regressione dell’umanità alla non-civilizzazione, del nostro non essere più civilizzati delle scimmie, ma pensare di esserlo. E l’olocausto ne è, secondo Volker März, la dimostrazione: ”Auschwitz ist menschlich- Auschwitz è umano” afferma l’artista, nel senso che l’ha creato l’uomo. La mostra riflette su canoni e tabù che ci vengono imposti, sulle regole sociali, sulla religione, sul concetto di bellezza. Sul nostro essere e il nostro essere nella società contemporanea. Appena sotto il tetto del museo, figure a grandezza naturale fluttuano sul grande circo contemporaneo sottostante. Volano distesi e non pensano a nulla. Sono liberi da tutti i pregiudizi e le restrizioni sociali. Sono gli Horizontalisten i quali, grazie al loro essere slegati da ruoli sociali, sono in grado di pensare liberamente. E si godono questo stato. Ad accompagnare il lavoro e ad aiutare gli spettatori nello sciogliere il groviglio di racconti e immagini che si trovano di fronte, è una pubblicazione speciale: un libro in cui l’artista narra la sua storia romanzata tramite un alter ego. Franz Mai si trova nel suo atelier di Berlino- Schöneberg e per colpa di un brutto incidente sta morendo. In questo momento tutta la sua vita gli scorre davanti: cresciuto tra Mannheim e Bayern, si trova presto a far i conti col passato e a confrontarsi con il tema del social nazionalismo. Ne viene fuori un uomo che non si fida del sistema e delle forme di governo. Decide quindi di trasferirsi a Berlino e di dedicarsi all’arte di stampo politico. Le pagine del libro sono sparse qua e la sulle pareti del museo e guidano lo spettatore attraverso l’universo di Volker März.

Fino al 2 Settembre 2018, Georg Kolbe Museum, Sensburger Allee 25, 14055 Berlin,

info: www.georg-kolbe-museum.de/volker-maerz 

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