In una mostra a Palazzo Litta il tema dei confini dal punto di vista di artisti internazionali

Milano

Fino al 16 giugno, Palazzo Litta a Milano ospita il festival Mappe. Geografie del contemporaneo. Una quattro giorni all’insegna di arte, fotografia, musica dal vivo, proiezioni cinematografiche, performance, spettacoli, dj set, incontri che ha come filo conduttore l’esplorazione dei territori al centro del dibattito politico internazionale, come Turchia, Ucraina, Iran, USA/Messico. Tra gli eventi artistici,la mostra Mappe. Sguardi sui confini, curata da Maria Paola Zedda e organizzata da Zeit, mette a fuoco la produzione artistica dei quattro Paesi cui il festival dedica il focus, attraverso un percorso espositivo dedicato alla criticità dei confini e alle loro rappresentazioni nell’arte contemporanea. Il percorso espositivo è sviluppato in quattro sale, una per ogni area geografica, precedute da un Prologo dove il tema del confine e del suo superamento è sviluppato in modo iconico dall’opera e dell’azione degli artisti. I quattro focus sono introdotti da Irwin che, con i performer G ledališče Sester Scipion Nasice e il gruppo musicale Laibach e con il dipartimento di design Novi Kolektivizem, costituisce l’NSK, acronimo di Neue Slowenische Kunst, collettivo formatosi in Slovenia nel 1984 con lo scopo di riflettere attraverso una iconografia che rimanda a quella delle grandi dittature del Novecento, sul rapporto dialettico tra l’eredità delle avanguardie storiche e i successivi regimi totalitari. Il collettivo apre per la prima volta a Milano il Consolato di NSK dove sarà possibile richiedere il passaporto di NSK State in Time dello Stato utopico e distopico NSK State in Time fondato dal movimento NSK nel 1992. l passaporto rappresenta un passe-partout per accedere e osservare la mostra, una lente, una bussola per orientarsi tra i confini. I

l Prologo è affidato inoltre ad Andreco, che, attraverso un percorso che abbraccia le due ricerche, analizza il rapporto tra spazio urbano e paesaggio naturale. Andreco presenta l’opera Between Nations, vincitrice al Talent Prize 2017 del Premio Speciale Fondazione Terzo Pilastro – e One and Only, video documento del lavoro performativo e installativo realizzato al confine tra Italia e Austria. In un itinerario da Oriente a Occidente la mostra comincia in Iran con l’opera The space in between all physical objects dell’artista Simin Keramati, iraniana attualmente residente in Canada, che riflette, attraverso il corpo femminile e la sua condizione di esule, sulla diaspora che vede protagoniste le sponde Sud ed Est del Mediterraneo. Tra gli artisti più rappresentativi della Turchia contemporanea, Halil Altindere esplora i codici politici, culturali e sociali, focalizzandosi sulla rappresentazione della marginalizzazione e della resistenza ai sistemi oppressivi. L’Ucraina è filtrata dallo sguardo complementare di Martin Kollar e Anna Zvyagintseva, con una riflessione sui sistemi repressivi del Paese. A rappresentare uno dei confini più tesi e drammatici del pianeta è l’opera del messicano Daniel Monroy Cuevas e il suo recente lavoro New Frontier, un viaggio tra i drive-in abbandonati nella frontiera tra il Messico e gli Stati Uniti, tra il romanticismo del cinema e l’impossibilità di tracciare un sistema di immagini e riferimenti permanenti.
La mostra proseguirà a luglio alla Triennale di Milano.