La Triennale di design a Bruges

Bruges

Bruges è un posto dagli innumerevoli volti. Città delle fate di giorno, delle streghe di notte, della birra, in tutte le ore del giorno e della notte. Ma fermarsi a una percezione fiabesca e incantata del borgo medievale sarebbe sbagliato. Perché Bruges è anche un laboratorio contemporaneo in grande fermento. Come dimostra proprio in questi giorni, fino al 16 settembre 2018, la Triennale di design che ha letteralmente invaso la città nella sua parte più suggestiva: i suoi canali, che la solcano segnandone il volto, l’anima e il cuore. I curatori Till-Holger Borchert e Michel Dewilde l’hanno intitolata Liquid City e l’hanno aperta ad artisti e architetti internazionali, per farli cimentare con una sfida di prorompente attualità: immaginare un futuro sostenibile, quasi ”primordiale”, in cui l’uomo possa rivalutare una relazione paritetica con l’elemento base dell’esistenza, l’acqua. Un input che gli artisti hanno interiorizzato ed espresso nei modi più disparati. L’elemento liquido a Bruges ha smesso di essere percepito come un ”arredo urbano”, ma diventa parte integrante dell’urbanistica, un luogo abitabile o, in altri casi, una tela su cui esporre affascinanti installazioni che comunicano al pubblico messaggi universali, invitandolo a un’attenta presa di coscienza su questioni sociali. Si instaura così un dialogo concettuale tra la città, i suoi abitanti e i suoi corsi d’acqua. Un dialogo animato e coinvolgente che alterna suspence e contemplazione. 

Liquid City interpreta una filosofia di cambiamento sociale e urbano. Artisti, architetti e scienziati sono stati invitati a formulare risposte alle crisi nella società liquida, lavorando a stretto contatto con abitanti e visitatori. Attraverso processi creativi cooperativi, la Triennale di Bruges 2018 crea opportunità per nuovi incontri tra una vasta gamma di utenti della città. Sinergie casuali, intuizioni improvvise e soluzioni sostenibili stimolano l’immagine della città. Questi processi portano a una nuova comprensione dell’ urbanità e della società liquide. Il percorso artistico nel cuore storico di Bruges intreccia i vari aspetti della città liquida in tre grandi temi: spazi invitanti e ospitali; progetti di cooperazione creativa e la città immaginata.

Gli artisti sono in tutto 15, provenienti da ogni parte del mondo. C’è anche l’italiano Alberto Nicolodi, che con la sua scultura monumentale galleggiante, Acheron, sembra volet traghettare verso l’aldilà. O gli americani Studiokca, che con la loro The Bruges whale hanno sintetizzato perfettamente l’emergenza ambientale dei fondali marini, componendo una scultura marina solo con i barili di plastica recuperati dai fondali oceanici. O, ancora, il collettivo Nlè, che ha realizzato una scuola galleggiante, incastonata in uno degli angoli più suggestivi della città antica. Con loro anche Jarosław Kozakiewicz, Wesley Meuris, Obba, Roxy Paine, John Powers, Rotor, Ruimtveldwerk, Tomas Saraceno, Selgascano, Wesley Meuris, Raumlabor, Monir Shahroudy e Atelier4.
Tutti hanno tracciato un solco nella storia contemporanea di Bruges, rendendola una piazza irrinunciabile negli itinerari artistici europei per appassionati di design.
Se l’acqua rende possibile all’uomo vivere, perchè non pensare di poter vivere l’acqua? A Bruges c’è tempo fino al 16 settembre è possibile toccare con mano ed ”entrare” nella risposta a questa domanda.

Credits foto: © VisitBruges – Jan D’hondt

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