Le fontane di Za’atari

Si tiene il 15 giugno alle 18.00 alla Galleria d’Arte Moderna di Palermo la presentazione e talk di Inventory. The Fountains of Za’atari, un progetto di Margherita Moscardini promosso dalla Fondazione Pastificio Cerere di Roma, che dall’11 luglio 2018 ospiterà ufficialmente una mostra a cura di Marcello Smarrelli. Frutto del lavoro svolto all’interno di Camp Za’atari in Giordania, il secondo campo per rifugiati più grande al mondo, il progetto dialoga felicemente con Manifesta 12, per condivisione di tematiche, luogo di inaugurazione nonché tempistiche. Aperto nel 2012 per accogliere la fuga della Siria dal massacro della guerra civile, Camp Za’atari oggi conta 80.000 residenti. «È un osservatorio privilegiato – racconta Moscardini – su cui sono state investite risorse enormi e sperimentate tecnologie avanzate di servizi e impianti energetici. Finora Za’atari ci ha consentito di assistere al rapido processo di formazione di una città: in cinque anni il deserto si è trasformato prima in tendopoli e poi in città con un proprio sistema economico». Classe ’81, Margherita Moscardini, sul campo da settembre 2017, è partita dallo studio del sistema idrico, realizzando un inventario delle fontane costruite dai residenti e immaginando nel lungo termine la loro diffusione internazionale attraverso un sistema virtuoso di acquisizioni.

Introdotto dalla direttrice della GAM di Palermo, il talk tra Margherita Moscardini e Marta Bellingreri (giornalista mediorientalista) mediato da Marcello Smarrelli (direttore artistico della Fondazione Pastificio Cerere), è un’occasione per delucidare i futuri sviluppi del progetto e le sue diverse fasi di divulgazione. In chiusura, Daniela Bigi (docente dell’Accademia di Palermo) e l’artista Giuseppe Buzzotta presenteranno il laboratorio che sarà guidato dalla Moscardini dal 18 al 20 giugno presso MOON Castello di Carini, e che chiamerà gli studenti ad ipotizzare un intervento d’arte destinato alla città-campo di Za’atari e rifletterà le più attuali preoccupazioni globali in termini di tutela del patrimonio, efficacia delle istituzioni culturali internazionali, difesa del diritto all’abitare, rapide trasformazioni geopolitiche e conseguenti emergenze umanitarie. Con il suo progetto, Margherita Moscardini no fa altro che invertire la prospettiva su un fenomeno molto spesso ridicolizzato e approcciato in maniera semplicistica. Se da una parte la condizione dei profughi mette in crisi il concetto di stato nazione e quindi di organizzazione sovranazionale, dall’altra è uno stimolo ad esaminarli come realtà urbane. Allora è possibile concepire queste città non solo nell’emergenza umanitaria ma come qualcosa che si costituisca come modello da esportare nel lungo termine?
Info:  www.pastificiocerere.it

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