After Federico García Lorca

Una grande ode celebrativa: così si potrebbe definire l’ultimo progetto presentato dall’artista Francesco Clemente negli spazi della Galleria Lorcan O’Neill di Roma, direttamente ispirata da una delle poesie presenti all’interno della raccolta Poet in New York di Federico Garçia Lorca dal titolo The King of Harlem, scritto durante il periodo in cui il poeta si era trasferito negli Stati Uniti dalla Spagna negli Anni Trenta. Un’ode dell’artista allo scrittore, un’ode di entrambi, uomini che hanno abbracciato la città di New York, assaporandone pregi e difetti, grandezza e mondanità, con sorpresa ed eccitazione. Un’ode che parte da un presente ispirato dal passato e che perfettamente disegna una città all’indomani della crisi economica del 1929, in particolare quel quartiere di Harlem così intriso di neri, musica Jazz, dall’estrema povertà e fiera grandezza, dove colori e suoni si mischiano senza soluzione di continuità.

After Federico García Lorca può apparire come un percorso in salita, dalla difficile interpretazione. Può ricordare il panorama tipico di Clemente, volontariamente legato a qualcosa di reale e allo stesso tempo così ugualmente e volontariamente slegato. Approcciare The King of Harlem può far scaturire la stessa reazione, con la sensazione di trovarsi davanti a qualcosa di estremamente criptico, di troppo complesso per essere compreso fino in fondo. Il registro, però, è lo stesso: ci si ammala presto di quella irresistibile frenesia, quella che gli occhi del giovane Lorca nel 1929 avevano catturato visitando il quartiere di Harlem, quella stessa che ha illuminato gli occhi di un giovane Clemente alle prese con il contesto – così ampio, così diverso dalla sua Napoli – di New York. Per questo è facile, e al contempo opportuno, leggere entrambi i livelli con il medesimo registro, come indossando lo stesso paio di occhiali che permette di saltare virtualmente da un’epoca all’altra, da un sogno all’altro. Il lavoro di Clemente è come un ideale insieme di illustrazioni, che accompagnano la pubblicazione, quasi come se le due opere fossero nate insieme.

In chiave perfettamente didascalica le immagini letterarie del poeta si fanno immagini pittoriche sulla tela dell’artista, in un percorso che parte da quel primo verso (With a spoon/he scooped out the eyes of crocodiles) sino all’immagine di quella luna celestiale (ne Small Yellow Flowers of the Celestial Moon), passando per quegli scarabei ubriachi di anice che galleggiano sospesi al di sopra dei villaggi, per celebrare il grande re di Harlem, che veste incoronato il costume di un prigioniero. L’immaginazione tipica di Francesco Clemente trova perfettamente luogo nelle parole di Lorca, restituendo una realtà immaginata e favolesca sospesa nel tempo. After Federico Garçia Lorca è un’esplosione onirica, un’elettrica scarica di colore – ora cupa ora effervescente, – è la vitalità e allo stesso tempo l’oppressione. Quella che Hemingway definiva la festa danzante riferendosi alla città di Parigi, nella New York dipinta da Clemente dagli occhi di Lorca è la ricchezza del ritmo nella disperazione, in quella città che per entrambi è stata e continua ad essere ricordo, passione, fasto e desolazione. 

Fino al 27 luglio, Galleria Lorcan O’ Neill, Vicolo dei Catinari 3, Roma; Info: www.lorcanoneill.com