Ligabue, Il realismo della scultura

Ancona

Tutti lo conoscono come pittore, come il folle di Gualtieri, ma Antonio Ligabue è stato anche uno scultore. Molto meno nota e numericamente inferiore la pratica tridimensionale dell’artista viene mostrata ad Ancona nel Museo tattile statale Omero fino al 24 giugno. Il percorso con 31 bronzi, curato da Antonello Rubini,  mantiene fede alla sua peculiarità e ai visitatori è concesso scoprire i lavori di Ligabue non solo attraverso la vista ma anche con il tatto.

”In pittura e in scultura  – scrive Mario de Micheli – Ligabue rappresenta gli stessi animali: leoni, tigri, iene, leopardi, lupi, cinghiali, cervi, caprioli, scimmie, aquile, tori, buoi, cavalli, capre, galli, galline, volpi, conigli, gatti e cani… Animali feroci, animali esotici, animali domestici. Ma nella sua rappresentazione risiedono almeno due diverse e fondamentali inclinazioni del sentimento: ora prevale un sentimento disteso, calmo, come un desiderio di serenità, di pacificato idillio nella natura o in un mondo di evasione fantastica: e di ciò parlano in genere le opere dove appaiono i buoi dei campi, i cavalli da tiro, o i quadri evocativi di una Svizzera immaginaria; ora invece prevale un sentimento di furore, di rabbia, d’aggressività, che si traduce nelle risse o negli atti di violenza degli animali feroci. Mentre però  – conclude – nella pittura le immagini animali sono immerse nel paesaggio, nella scultura vivono invece unicamente definite nella propria isolata fisionomia”.

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