Macerie prime 2

«Questo libro si legge dopo Macerie prime, che è uscito nel novembre del 2017. Se l’hai già letto, non rileggerlo prima di iniziare questo volume: i personaggi della storia si sono persi di vista per sei mesi ed è giusto che anche tu li ritrovi come stanno per ritrovarsi loro». Parola di Zerocalcare – all’anagrafe Michele Rech, classe 1983, aretino di nascita e romano d’adozione – che sei mesi dopo l’uscita di Macerie prime («fin dal principio volevo che a metà della storia ci fosse una pausa narrativa. E mi piaceva l’idea che lo stesso lasso di tempo trascorresse anche nella vita dei lettori») torna nelle librerie e fumetterie con il capitolo conclusivo della sua storia ”più emblematica e contemporanea”, si legge nel comunicato che accompagna il graphic novel (disponibile anche con cover variant a tiratura limitata di 5mila copie, in esclusiva per la Feltrinelli, e con cover variant a tiratura limitata di 1.500 copie destinate alle fumetterie).

Macerie prime sei mesi dopo (Bao publishing, 192 pagine, 17 euro) è un’esperienza di lettura unica, il racconto che gli appassionati di Zerocalcare da Rebibbia – ma anche molti tra gli addetti ai lavori – hanno atteso con trepidazione per 180 giorni. Come sarà andato il bando cui così tante aspettative erano legate? Come si sarà concluso il processo a carico di Secco? E Cinghiale sarà divenuto papà? Sfogliando le pagine dell’ultima fatica di un autore che conosce molto bene il senso di precarietà sociale che pervade la maggior parte dei 30enni/40enni di oggi – «non so dire se siamo una generazione ormai persa oppure no, spero di no, ma al momento è complicato scrollarsi di dosso quella sensazione che la storia ci sia passata accanto senza neppure degnarci di uno sguardo» – emerge la maturità artistica di un fumettista («quando mi domandano cosa faccio, replico sempre che faccio fumetti») da sempre attivo nel mondo dei centri sociali, che trova nel suo quartiere un porto sicuro, e nei suoi amici d’infanzia uno stimolo, più o meno diretto, per raccontare l’ordinario senza il rischio di banalizzarlo.

Una maturità, la sua, non convenzionale (”chissà se sono più le cose che guadagni o quelle che perdi, quando impari a campare”, campeggia sulla quarta di copertina), che si esplicita anche attraverso affermazioni come questa: «Non mi pongo la questione di trasmettere valori positivi, ma tento di non alimentare una cultura che mi fa ribrezzo». Ripercorrendo le pubblicazioni di Zerocalcare – La profezia dell’armadillo e Un polpo alla gola (2012), Ogni maledetto lunedì su due e Dodici (2013), Dimentica il mio nome (2014), L’elenco telefonico degli accolli (2015), Kobane calling (2016), Macerie prime (2017), tutti della Bao, eccetto la prima edizione di La profezia dell’armadillo (2011, edizioni Graficart) – emerge prorompente, il lato pop di Rech, appassionato di comics, videogiochi e serie tv come tanti suoi coetanei. Una generazione, quella nata tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta, che Zerocalcare tratteggia come «sola ma anche frammentata», ma alla quale non sembra (giustamente) voler fornire troppi alibi né dare consigli. Men che mai attraverso il suo indirizzo di posta ([email protected]). Anche perché, si legge online, ”se da grandi poteri derivano grandi responsabilità. Da grande popolarità derivano grandi accolli, probabilmente”.

Info: baopublishing.it