Il futuro del museo è digitale?

Come sottolineato qualche giorno fa in un articolo di Arteconomy24: ”per continuare a realizzare la sua missione culturale e sociale il museo del futuro deve fare i conti con la digitalizzazione”. A lungo in Italia, all’interno dei musei, ci si è concentrati con attenzione esclusivamente all’attività curatoriale ed espositiva, lasciando scivolare in secondo piano il coinvolgimento diretto della comunità. L’istituzione museale non può più misurare il proprio valore contando unicamente sul peso della sua collezione ma ha bisogno di tenere conto delle reazioni che suscita all’interno della società, ancora di più nell’era digitale. Importante è, in questo senso, comprendere le potenzialità dei fruitori dell’arte, che diventano co-creatori attivi della rete di diffusione dei temi culturali e non più unicamente destinatari passivi. Una trasformazione nella quale sfruttare l’innovazione digitale è la soluzione per moltiplicare le opportunità di scambio, accessibilità e partecipazione.

Stando a uno studio dell’organizzazione culturale Melting Pro e dell’ente di ricerca Symbola nell’ambito di Mu.Sa, Museum Skills Alliance, un progetto volto al potenziamento delle competenze digitali e trasversali utili per il settore museale sono due le figure professionali in grado di accorciare le distanze tra mondo analogico e digitale: l’online cultural community manager e il digital strategy manager. Il primo ha un ruolo simile al social media manager ed è responsabile della strategia di comunicazione del museo e della gestione delle relazioni con il pubblico online e offline, mentre il secondo è responsabile della strategia digitale del museo, un mediatore tecnologico, capace di costruire un dialogo proficuo tra le realtà̀ museali e il mondo tecnologico. Al fine di sopperire alla mancanza nel nostro paese di una vera e propria politica che favorisca l’utilizzo delle tecnologie digitali nella valorizzazione del patrimonio storico artistico Mu.SA ha deciso di mettere a disposizione entro la fine di quest’anno un corso gratuito online e di istituire dei corsi di formazione su queste tematiche per chi lavora o collabora nel e con il modo dell’arte.
Non sono mancati negli ultimi anni in Italia esempi di apertura nei confronti dell’utilizzo del digitale nei musei. Il nostro paese, infatti, è uno dei 40 che hanno aderito a Google Arts & Culture (precedentemente Google Art Project) un network formato da 345 musei e istituzioni di tutto il mondo, una piattaforma digitale che permette al pubblico di ogni parte del pianeta di avere accesso ad oltre 63mila opere d’arte. Se da un lato forse si riduce l’esperienza unica, diretta e sensibile dell’incontro con l’opera, dall’altra si guarda in termini di possibilità di accesso a una quantità di opere e materiale sempre maggiore. Questo progetto ha il grande merito di rendere l’arte alla portata di tutti, spingere verso una democratizzazione dell’accesso alla cultura, un incentivo alla sua comprensione, uno stimolo alla curiosità di nuovi potenziali utenti, favorendo così anche lo sviluppo di una sensibilità alla conservazione fondamentale per l’educazione delle generazioni future. 

Un altro importante passo verso l’apertura alla digitalizzazione è Museum Digital Transformation, la conferenza internazionale sulla comunicazione digitale dei Musei, organizzata dall’Opera di Santa Maria del Fiore, che quest’anno si terrà ad aprile a Firenze. Dopo il successo della prima edizione a cui hanno partecipato professionisti del settore digital, direttori e responsabili web marketing e comunicazione di alcuni dei più importanti Musei internazionali, l’obiettivo si conferma quello di esplorare le possibilità e le sfide del digitale in ambito artistico e culturale. Indagare quali strumenti tecnologici possano dare la possibilità non solo di accedere alla cultura in un modo diverso, ma anche di modificare, aumentare il nostro rapporto con l’arte. Iniziative importanti e prove dell’inizio di un confronto tra il museo e il futuro. Ancora però il mondo dell’arte, soprattutto in Italia, nonostante si proclami promotore d’innovazione, si rivela in generale conservatore rispetto all’accettazione dell’innovazione tecnologica. È auspicabile che in futuro il web venga percepito e sfruttato non solo come vetrina in cui esporre i propri prodotti o luogo di ricerca di informazioni, ma anche come mezzo per il libero accesso, la condivisione, la collaborazione e partecipazione diretta al panorama dell’arte nonché il tema centrale attorno il quale vengo concepite delle opere.

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