Luca Resta

Direttamente dalle nostre pagine del giornale vi proponiamo un articolo pubblicato sul numero 112.

Luca Resta, classe 1982, tra i finalisti del Talent Prize di quest’anno con la performance Superposition, è nato a Seriate ma da alcuni anni è attivo a Parigi, dove vive e lavora. La sua ricerca artistica è eterogenea: dalla scultura, all’installazione fino al suono, l’artista indaga il concetto di ripetizione in rapporto alle dinamiche contemporanee: «Mi interessano – dice – le nozioni di serie, riproduzione, temporalità e iterazione meccanica, così come i processi di accumulazione, collezione e catalogazione intesi come dispositivi empirici di stratificazione e di sovrapposizione maniacale. Usandoli come un vero e proprio strumento di indagine, di cui ne isolo le regole, cerco di farne emergere il potenziale estetico e concettuale racchiuso». Resta lavora con gli oggetti e si avvale del loro potenziale narrativo: «Partendo dalla pratica scultorea mi sono avvicinato sempre di più al concetto di ripetizione, che oggi percepisco non solo come impulso interiore ma anche come fenomeno caratterizzante la nostra società. Gli oggetti mi seducono per il loro potenziale estetico e stilistico e mi accompagnano da sempre, sono i soggetti indispensabili delle mie collezioni. Il processo euristico che attuo mi permette di operare una forma di astrazione, decontestualizzazione funzionale e formale, che trasforma questi elementi in immagini metaforiche, in oggetti teorici di indagine critica». Quest’ultima riflessione dell’artista trova un riscontro in diverse sue opere nelle quali ritroviamo l’esasperazione del tempo dilatato dal gesto meccanico e ripetitivo, come ad esempio Papers. Iniziata nel 2013, consiste nella realizzazione di fogli di marmo dello spessore di 1⁄4 di millimetro che l’artista realizza levigando manualmente per ore delle lastre di marmo di diverso formato. Allo stesso modo, Utensili #2 si compone di 13 stuzzicadenti di marmo che Resta ha realizzato personalmente, strofinando per intere giornate dei pezzi di marmo con della carta vetro.

Un’altra opera emblematica è Studio per una Lista #1, nella quale l’artista, cercando di portare all’estremo l’idea stessa di catalogazione, ha scomposto manualmente l’intera struttura lessicale di un romanzo, nella sua versione francese, Il castello dei destini incrociati di Italo Calvino, ordinando tutte le parole presenti nel libro, punteggiatura compresa, in capitoli, sulla base della loro ricorrenza nel testo. Questa catalogazione ha dato vita a un nuovo volume e successivamente a un’opera sonora che consiste in due computer che leggono contemporaneamente, sfasati di 30 minuti, questo nuovo testo. Il risultato è un’installazione site-specific esposta per la prima volta nel 2016 nella chiesa sconsacrata di San Michele all’Arco di Bergamo, durante la mostra Babel. Nelle otto ore di lettura incrociata, il testo subisce una lenta degradazione semantica; il potenziale onomatopeico e lessicale delle parole, ridotte alla condizione originale di suono attraverso la ripetizione, scandisce il tempo, creando all’interno dello spazio espositivo un gioco ritmico e ossessivo, nel quale il suono dialoga con l’ambiente. Per quest’edizione del Talent Prize, Resta ha presentato un’opera performativa che esiste solo durante la sua realizzazione, dopo di che ne resta una traccia. Superposition, già portata al Palais de Tokyo di Parigi nell’ambito di un progetto curato da Vittoria Matarrese lo scorso anno, racchiude in sé una serie di tematiche care all’artista e, tecnicamente, prevede una lenta azione di rivestimento dello spazio espositivo attraverso la sovrapposizione di sottili bande di scotch di carta: «Ricoprire un’intera stanza tramite una tecnica maniacale di sovrapposizione di strisce di scotch mi pareva un’idea talmente assurda che mi ha motivato a provarci davvero. La genesi dell’opera è però più complessa. Parte da un vecchio ricordo d’infanzia, da bambino i miei genitori mi hanno fatto visitare la casa museo di Giorgio Morandi. Ricordo solo che sono rimasto affascinato dalle sue bottiglie dipinte, sulle quali stendeva uno strato di pittura prima di ritrarle sulla tela. Nel 2013 ho deciso di recuperare questo ricordo: ho sostituito la pittura con lo scotch e ho iniziato a rivestire ogni elemento della mia collezione di bottiglie di plastica, che a oggi conta 1391 elementi tutti diversi. Il passaggio allo spazio architettonico è stato una necessità, volevo allontanarmi dall’oggetto morandiano e concentrarmi sulla tecnica e sul significato dell’idea di iterazione».

L’elemento temporale, scandito dal ripetuto rumore meccanico prodotto dal gesto di srotolare strisce di scotch, assume un significato centrale in Superposition, arrivando quasi a diventarne il soggetto principale. Si tratta, nello specifico, di un’opera che vuole interrogarsi sul valore generalmente attribuito al tempo: «In Superposition – spiega Resta – il mio gesto ripetuto e il tempo che ne risulta scandito sono collegati. Il rumore meccanico e ritmico prodotto dallo scotch risuona nello spazio, costante, ipnotico, ripetitivo; quasi come un mantra, l’opera trasporta me e lo spettatore all’interno di una temporalità parallela, dove non sono più i secondi a scandire il trascorrere del tempo, ma è il rumore meccanico del gesto». Superposition può essere inoltre considerata come metafora della condizione quotidiana dell’uomo e paradosso della società, concentrata sull’idea della ripetizione e della monotonia: «Quest’opera – continua l’artista – parte dal significato più profondo di lavoro manuale e lo fa riprendendo il gesto di una macchina. Il movimento simula, in qualche modo, quello di una stampante che strato dopo strato ridisegna impercettibilmente lo spazio. C’è un richiamo inoltre alla condizione quotidiana dell’uomo e ai paradossi della nostra società, che avviene grazie alla sublimazione dell’azione meccanica. Il mio gesto, però, non ha nulla di funzionale se non quello di essere autoreferenziale. L’alienazione, propria all’atto ripetitivo, si distacca così dalla semplice volontà di denuncia sociale per isolarsi in un puro gesto estetico che richiama il valore creativo dell’iterazione, proprio come lo evidenzia Deleuze». Tra i prossimi lavori dell’artista: Fight to your right to party, un gioco da tavolo paradossale costruito sul concetto di sabotaggio, pensato e realizzato da Autopalo (un progetto sulla contaminazione tra arte e calcio creato in collaborazione con Matthew Le Tissier) che verrà presentato nel 2018 al Palais de Tokyo di Parigi durante l’evento Do Disturb. Nello stesso anno, infine, avrà luogo la seconda tappa del progetto The Serialist nel Centro Luigi di Sarro, un ciclo di mostre che indaga l’immaginario delle serie televisive e web curato da Giulia Lopalco ed Emanuele Rinaldo Meschini.

BIO

1982
Nasce il 25 aprile a Seriate, Bergamo

2008
Si Diploma all’Accademia Giacomo Carrara di Bergamo

2010
È alla Triennale di Milano con la mostra curata da Alessandro Mendini, Quali cose siamo

2014
Il curatore Lorenzo Balbi lo porta nella fondazione Sandretto Re Rebaudengo per la mostra Calcio d’inizio

2016
È al Palais de Tokyo con Do disturb curata da Vittoria Matarres

Info: lucaresta.com

SUPERPOSITION
L’opera Superposition consiste nel rivestire lentamente degli spazi applicando orizzontalmente delle strisce di scotch carta al fine di ottenere una sottile membrana che li riveste completamente. Si tratta di un’azione lenta e ripetitiva scandita dal rumore dello scotch, e si sviluppa dal basso verso l’alto simulando il movimento di una stampante. Una tecnica decorativa esasperata che permette all’architettura di emergere poco a poco. Un’azione apparentemente inutile che acquisisce valore e importanza solo grazie al tempo dedicato al suo compimento. Questa installazione progressiva coprirà infatti parte della durata della mostra del Talent Prize al Macro di Via Nizza. La performance è stata già presentata in tre appuntamenti: Superposition #1 alla Galerie De l’Université Paris VIII, 12 giorni, 11.850 metri di scotch (237 rotoli); Superposition #2 al Palais de Tokyo, 3 giorni, 3.650 metri di scotch (73 rotoli) e Superposition #3 al City Museum of Ljubljana, 1 giorno, 1.350 metri di scotch (27 rotoli).