I confini del vento

«Questo primo capitolo stabilisce le regole del mondo e le spinge verso il limite, racconta la prima formazione dei personaggi principali e ci fa intuire in che modo potrebbero crescere nelle prossime storie». Parola di Nicolò Pellizzon, veronese classe ’85, autore del graphic novel Haxa, i confini del vento, primo volume (208 pagine, 19 euro) della sua nuova tetralogia magica (che uscirà al ritmo di un libro l’anno) edita da Bao publishing. Come scrive nella presentazione la casa editrice, questo prima tappa, tanto originale quanto coraggiosa (ma Pellizzon ha una penna e una matita che sono solite spiazzare, in senso positivo, il lettore, basta pensare a tre lavori come Gli amari consigli, Abraxas e Horses, pubblicati tra il 2014 e il 2016.«Diciamo che tutti i miei libri si sfiorano tra di loro, anche se ognuno è diverso», precisa) ha portato a realizzare «un grimorio di regole di magia moderna e linguaggi occulti, che reinventa anche il fumetto di supereroi».

Già, la magia. Che a livello semantico avvolge il titolo del libro (un corposo brossurato con alette, con cover stampata su carta perlata). E non solo. «I nomi specifici del volume vengono da una lingua che si è sviluppata tra le trame delle altre. Haxa richiama la parola tedesca ”Hexen”. Ma nella saga viene dal termine antico ”Xa”, che vuol dire magia e da cui ho immaginato potrebbe venire anche la parola tedesca. Hexidi è un termine senza una lunga storia nell’ambientazione che ho immaginato, la usano persone prive di poteri magici per definire quelli che li hanno», riprende Pellizzon. Quindi evidenzia: «Ogni libro ha un tema principale. In questo caso si parla di confini reali e astratti che si infrangono. I punti principali della trama e il suo finale sono stabiliti».

Ed ecco che un giorno, il mondo, scopre la magia e la forza che fonde le minuscole particelle della vita: l’Haxa. Che dà il titolo a una saga nella quale l’autore tratteggia un universo narrativo inedito, metropolitano e futuristico, dove saranno i giovani prescelti a decidere il destino del mondo, imparando a padroneggiare arti oscure ed evocazioni per contrastare minacce arcaiche. «Ciascun volume è stato ragionato come la stagione di una serie. Ogni libro conclude un ciclo. Le caratteristiche narrative dei miei lavori sono diverse, perché la mia ispirazione principale non parte da altri fumetti ma da film o romanzi», riprende Pellizzon, i cui lavori potrebbero benissimo essere trasposti sul piccolo o grande schermo (un regista su tutti, Alex Infascelli). Quindi spiega il senso delle immagini legate alle sue opere. Illustrazioni che vanno quasi ”a disturbare” il lettore, ma – osservandole – l’associazione con l’autore veneto diventa nturale. «Considero le immagini nelle mie opere come elementi di rottura dagli altri generi artistici. Non mi ritengo davvero un fumettista, ma ricorro al graphic novel come veicolo per incanalare le mie energie artistiche. Le mie storie esistono a prescindere dalla forma che assumono. Non le invento, ma cerco un modo corretto per ascoltarle dal luogo da cui provengono».

Info: www.baopublishing.it