At Work’s End

New York

In occasione della sua prima personale a New York, Danilo Correale compie un’azione decisamente coraggiosa offrendo al pubblico, dell’arte e non, un’esperienza complessa, seducente e profondamente sinestetica. Entrando all’interno di Art in General, la storica istituzione che ha accolto e finanziato il progetto, il visitatore si trova immerso in un’ambiente del quale l’artista dimostra di avere un controllo assoluto. La luce del sole filtrata da pellicole di colore violaceo trasforma la galleria in uno spazio a metà tra un luogo di meditazione e una SPA. Una grande tenda circolare di colore viola lo divide in tre diverse sezioni creando una cesura, spaziale e temporale, nell’esperienza di fruizione della mostra stessa. Il progetto ruota attorno a Reverie. On the liberation from work, un esercizio di auto-ipnosi, finalizzato a rilassare il corpo e la mente dell’ascoltatore in preparazione di un futuro imminente nel quale l’automazione e la presenza di un reddito minimo universale garantiscono l’avvento di una società liberata dal lavoro. Correale espande il progetto audio fino a trasformarlo in spazio, predisponendo in due diverse postazioni due gruppi di chaise longue ispirate alla celebre sedia LC4 di Le Corbusier, vero e proprio simbolo della moderna seduta di analisi. Il pubblico, comodamente sdraiato e cullato dalla luce violacea, viene quindi invitato a riprodurre le due tracce audio che compongono il lavoro: la prima, Deliverance, da ascoltare a occhi chiusi in un esercizio di totale immersione, e la seconda, Transition, da ascoltare invece a occhi aperti in un esercizio di presenza corporea stimolata da un video astratto di divertita memoria new-age.

L’intero progetto si caratterizza per la sua radicale dematerializzazione, sottraendosi in qualche modo alla costante reificazione che a New York egemonizza tanto i meccanismi di produzione quanto soprattutto quelli di fruizione delle mostre. A completare l’installazione, sottolineando ancora il rapporto divertito con il mercato dell’arte newyorkese, concorrono due tele della serie A Spectacular Miscalculation of Global Asymmetry, il tentativo dell’artista di creare una nuova forma di poesia a partire dall’elaborazione di dati statistici, interagendo allo stesso tempo con l’ossessione per la pittura astratta tipica della east coast. La mostra sviluppa un dialogo critico e sottilmente ironico con linguaggi e tradizioni piuttosto eterogenee. Reverie, non a caso inciso su un vinile, si inserisce nella lunga tradizione del self-help – quell’universo di pubblicazioni e registrazioni audio, così celebri negli Stati Uniti fin dagli anni ‘60, finalizzate all’auto miglioramento dell’individuo, spesso in una dimensione di accresciuta produttività. Tale retorica viene qui sottoposta a un ribaltamento assoluto: ciò che viene chiesto all’ascoltatore, attraverso l’autoritaria voce di un ipnotista, è di immaginare un mondo liberato dalla necessità economica ma soprattutto mentale del lavoro, un mondo nel quale la non produttività e l’ozio sono valori da nutrire, coltivare e perseguire attivamente.

La ricerca di Correale si colloca naturalmente all’interno di una lunga tradizione dell’arte politica e della critica istituzionale delle quali però egli rifiuta qui ogni forma di antagonismo diretto e collettivo, volgendo invece l’attenzione a una certa forma di spiritualità laica e individuale, creando uno spazio in cui l’ozio e la meditazione possano trasformare le soggettività in altrettante potenziali spinte rivoluzionarie e di cambiamento. L’utopia viene in qualche modo liberata dal fardello di ogni istanza narrativa iper-ideologizzata, sviluppandosi, quasi a misura d’uomo, nella dimensione del possibile, e suffragando un’idea di arte come strumento di terapia e di cura individuale. L’artista chiede moltissimo ai visitatori della sua mostra, ovvero tempo, impegno e presenza assoluta, che ricambia però con un dono, la creazione di un piccolo spazio-tempo radicalmente altro da quello della città nel quale vivere un’esperienza di immersione, il sonno ipnotico, i cui benefici possano essere trasposti nella vita quotidiana una volta varcata la soglia della galleria.
Fino al 9 novembre, info: www.artingeneral.org 

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