Respira

Il respiro è necessario all’essere umano così come all’uomo sono necessari le scienze e le arti che alimentano l’evoluzione, il progresso, la bellezza, la storia, e la loro sostanza, di cui siamo spesso impregnati a livello talmente inconscio che a volte non ci rendiamo nemmeno conto di averli introiettati, così come non ci rendiamo conto di respirare. Il respiro è consustanziale alla civiltà come soffio vitale perché è invischiato con la nostra esistenza. Il respiro è il principio più semplice che si possa immaginare, e si può immaginare che anche le pietre respirino, così come ogni elemento in natura. E se il marmo delle statue, le pareti di una galleria, di un museo, respirassero? Entrando alla Galleria Borghese di Roma si ha la netta sensazione che ciò che ci circonda sia vivo, almeno quanto siamo vivi noi. Respira, alla Galleria Borghese di Roma, è l’imponente progetto sonoro di Daniele Puppi realizzato per celebrare i vent’anni della riapertura al pubblico del museo dopo un lungo restauro, e si pone nell’ambito del programma Committenze Contemporanee. La Galleria Borghese appare perfetta nella sua strutturazione espositiva, nell’equilibrio fra spazi, opere, affreschi. Come stravolgere e reinventare questa compiutezza? Realizzando uno spazio altro che prende vita da una suggestione che diventa sempre più sentita, il respiro di un uomo. All’inizio è solo un sussurro, un sussurro che piano piano si altera, diventa sempre più incalzante, sempre più emotivo, fino a culminare come apice di un’espressione struggente, ma non è ancora abbastanza: il respiro lascia le pareti della Galleria per espandersi come grido straziante che si propaga verso la Villa, tuonando. È l’azione drammatica di un uomo che apprende, come fosse la prima volta, l’intrinseca drammaticità di ciò che lo circonda, all’interno di queste sale cariche di un passato eroico. Il dialogo con le statue si impone stretto e viscerale, bisogna passeggiare, guardare, sentire, e perdersi in una costruzione decostruita che comprende tutti i sensi. Viene potenziato il segreto delle opere d’arte che si presentano alla vista, come, ad esempio l’Apollo e Dafne di Bernini, il David di Bernini, la Paolina Borghese come Venere vincitrice di Canova, il Ratto di Proserpina di Bernini. E come non pensare al gioco serio del luminismo di Caravaggio che il suono sottolinea donandogli una potenza subliminale che la sensibilità percepisce come eco di immaginifiche relazioni. La drammaticità viene portata e compiuta da questo lavoro prevalentemente spaziale anche perché costruito sul confronto sonoro ed emotivo con una parte della Galleria dove dominano soprattutto opere costituite da una componente plastica accentuata ed essa stessa drammatica, ed è in contrappunto con altre opere della Galleria, al contrario delicate, di cui si sente un’assenza indeterminata, ma presente e persistente, come se nelle eco di Puppi esistesse un rimando anche a ciò che non è realmente visibile, pensiamo alla Dama con liocorno di Raffaello o alla Danae di Correggio.

Camminando per il museo si assiste a questa compenetrazione fra respiro e opere d’arte, ma si assiste anche ad una campionatura sonora determinata dalla conformazione delle sale: a seconda della grandezza, della dislocazione delle opere, il suono cambia. E ci si sorprende quando si entra in un ambiente vuoto e il suono rimbalza sulle pareti rimbombando, si rimane spiazzati, poi si alzano gli occhi verso il soffitto affrescato, e ci si sorprende ancora, sembra che si animi, che diventi tridimensionale. E, attraversando un piccolo disimpegno, appare che il suono si origini dalla statua lì difronte a noi: Il San Giovanni Battista di Giovanni Antonio Houdon punta il dito davanti a sé come se facesse uscire il respiro dal suo torace dalle perfette proporzioni. Fin dai suoi primi lavori Daniele Puppi è interessato a creare spazi con l’interazione fra suoni, video, ambienti, agendo nel luogo prescelto e rendendo unica ogni sua installazione, aprendo il corso ad una multisensorialità che avvolge. L’artista dichiara nella sua conversazione con Maria Silvia Farci: “Il suono, quasi sempre usato come una sorta di vibrazione, è la componente principale di tutti i miei lavori dal 1996 a oggi. E continua a esserlo. La Vibrazione… Come un sentire che arriva dal corpo per giungere poi alle orecchie. Il termine suono è sviante: più che il suono io cerco un ritmo interno ad ogni cosa. La diversità di frequenze di ciò che sta fermo o si muove.” Al visitatore, quindi, viene messa a disposizione una pubblicazione gratuita dedicata con testi critici di Maria Silvia Farci e Anna Coliva.

Fino 24 settembre 2017 Galleria Borghese Piazzale Scipione Borghese 5, Roma. Info: www.galleriaborghese.it

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