La Pop Art italiana a Lecce

Il 6 luglio il Castello Carlo V di Lecce ha aperto le proprie sale alla mostra Mario Schifano e la Pop Art in Italia che proseguirà, nelle sale della fortezza, sino al 23 ottobre. Promosso da Theutra in collaborazione con Galleria Accademia di Torino con il patrocinio del Comune di Lecce e il sostegno di Axa Cultura, il progetto espositivo, a cura di Luca Barsi e Lorenzo Madaro, è dedicato a quattro maestri di primo piano della storia dell’arte italiana e internazionale del secondo Novecento: Mario Schifano, Franco Angeli, Tano Festa e Giosetta Fioroni (che vive e lavora a Roma). Il gruppo, denominato poi Scuola di Piazza del Popolo, è riuscito a far transitare nel mondo dell’arte motivi e oggetti provenienti dall’immaginario comune, dalla storia dell’arte e della vita, fornendo un contributo fondamentale all’arte contemporanea.
Abbiamo incontrato Lorenzo Madaro, uno dei due curatori della mostra e tra i maggiori esperti d’arte del territorio pugliese.

Una mostra d’eccellenza a Lecce, all’interno di una cornice unica nel suo genere, il Castello Carlo V. Come nasce l’idea Mario Schifano e la Pop Art in Italia?
La mostra nasce in continuità con un progetto già avviato lo scorso anno dedicato ad Andy Warhol; in quel caso c’era un percorso introspettivo di tutte le sue opere, dalle più celebri a quelle meno conosciute, comprese quelle riconducibili al periodo cosiddetto italiano, tra cui i ritratti di Gianni Agnelli, Giorgio Armani, Loredana Bertè. Quindi, dopo aver indagato a fondo sul maestro in assoluto della Pop-art, ho ritenuto opportuno soffermarmi sull’artista che, in Italia, dagli anni ’60 è stato autore indiscusso nel settore: Mario Schifano. E con lui, poi, ampliare il panorama allargando la scelta attraverso i suoi compagni di viaggio più noti, Tano Festa, Giosetta Fioroni e Franco Angeli; protagonisti, in quegli anni, di un vero rinnovamento non passivo, che aveva raggiunto il culmine durante la Biennale di Venezia del 1964 in cui il Leone d’Oro fu assegnato a Robert Rauschenberg in maniera rocambolesca. E sono proprio i compagni di Schifano a declinare il concetto di Pop Art in Italia, allontanandosi dagli stereotipi americani definiti “di massa”; Tano Festa, per esempio, definiva Pop Michelangelo e la Cappella Sistina, mentre oltreoceano Pop erano Marylin e la Coca Cola. Questo concetto, così semplice e geniale, spiega come la definizione Pop passi prima di tutto attraverso l’occhio dell’osservatore, della sua realtà, del suo mondo. Schifano per esempio guarda al futurismo, a Balla, per poi guardare i grandi paesaggisti, Giosetta Fioroni guarda la pubblicità, Tano Festa si ispira alla storia dell’arte e a Michelangelo mentre Franco Angeli predilige la simbologia della Roma anni ‘60, tra svastiche, lupe capitoline, aquile romane o, cambiando continente, i simboli dei dollari».

La mostra è promossa da realtà private all’interno di un contenitore pubblico. Il mecenatismo privato in Italia è sempre più al servizio della cultura.
«Si, la mostra è promossa dalla cooperativa Theutra e dal consorzio Oasimed con main sponsor AXA Cultura e media partner Salento Web Tv. E’ perciò una iniziativa totalmente privata che però punta a valorizzare un bene pubblico come il Castello Carlo V di Lecce. La pretesa non è una ricognizione totale delle opere di Schifano, che ammontano a diverse migliaia; ma proporre una selezione di opere che facesse parte di un percorso coerente, incisivo ma al contempo sintetico dell’artista. Le due sale finali della mostra sono la parte fondante del progetto espositivo con opere che appartengono al suo linguaggio e al suo immaginario: da Paesaggi Anemici alla Palma (altro soggetto classico) fino ad arrivare all’omaggio a Balla su carta da imballaggio. Altra opera è quella su Marinetti, in cui il linguaggio iconico assume un valore fondamentale e centrale, contornandosi poi di spray e stencil, fino a divenire un lavoro seriale, ma proprio per questo riconoscibile. Una caratteristica interessante di Schifano è che lui diventa seriale anche con la pittura, allontanandosi perciò dalle serigrafie di Warhol. Schifano è un Artista eclettico che spazia dalla pittura alla fotografia, dalla tv ai video. Ha fatto molto cinema degli anni 70, (pensiamo a “umano non umano”) ma tornando sempre alla pittura, anticipando il ritorno all’immagine degli anni ‘80, al genius loci, alla figurazione che la Transavanguardia, grazie ad un altro suo compagno, Achille Bonito Oliva consacrerà in tutto il mondo».

Quali sono le tue aspettative in merito alla mostra?
«In questo tipo di mostre la prima cosa a cui penso è il pubblico, ma non con velleità di educazione. Grazie al sostegno di varie progettualità come, per esempio, AXACultura o Irene de Santis (per l’accessibilità del percorso), l’obiettivo è renderla fruibile anche ai non addetti ai lavori, coinvolgendo un pubblico che non frequenta in maniera assidua e programmatica il mondo dell’arte. Quindi il mio ringraziamento va ai privati che con le loro progettualità e risorse danno l’opportunità ad una città priva di un museo di arte contemporanea di ospitare mostre di questo calibro, spaziando dai grandi artisti fino ad autori contemporanei stretti, così da poter dare al fruitore livelli differenti di scelta e numerose opportunità di confronto».

Cosa è la pop art per te?
«Io credo che sia ormai qualcosa di così smaterializzato, di così diffuso e comune, che penso sia stato il movimento artistico più ad ampio raggio che sia mai potuto esistere, proprio perché nato dalla comunità; basti pensare che su molti frigoriferi, oggi, si trovano calamite della Marylin di Andy Warhol e spesso sono di persone molto lontane dal mondo dell’arte, da questo linguaggio, da questo movimento. La Pop Art è un contenitore, contiene pittura, video, cinema, fotografia, moda…in una sola parola: Vita».

C’è un’opera di questa mostra che più di altre ti ha colpito o a cui sei particolarmente legato?
«Se dovessi scegliere un’opera da portare a casa è l’omaggio a Balla di Mario Schifano. C’è un lavoro di riconnessione con il passato, c’è un artista all’epoca trascurato (Balla) che viene recuperato nella memoria, c’è la pittura che si sfalda; anche come importanza storica dell’opera sia della Pop Art in Italia sia per il percorso di Schifano stesso».

Fino al 23 ottobre 2017, info: www.castellocarlov.it