La storia della tela di Rothko sfregiata da un pazzo che voleva aumentarne il valore

Londra

Londra, Tate Modern, una domenica pomeriggio del 2012: un uomo si avvicina alla tela di Mark Rothko Black on Maroon, dalla tasca tira fuori un pennarello indelebile nero e indisturbato imbratta il dipinto con una scritta. Un matto? Un vandalo? Queste sono le prime spiegazioni date al folle gesto. Almeno fino a quando non si scopre che Vladimir Umanets, questa la firma apposta sulla tela, si definiva pubblicamente un “artista”. Artista tra virgolette, appunto, perché il signore in questione si proclamava paladino di un nuovo movimento culturale: ”lo yellowism”. Umanets è all’epoca un ex studente di Belle Arti di origini russe che insieme a Marcin Lodyga decide di fondare la sua avanguardia: il giallismo, per l’appunto. «Lo yellowism – secondo le parole di Umanets – non è arte né un movimento anti-arte. I suoi esempi possono passare come opere d’arte ma non sono opere d’arte. La mia intenzione – aggiunge – non era quella di distruggere l’opera d’arte, diminuirne il valore, compiere un’azione malvagia. Semmai volevo sottolineare la differenza fra lo ”yellowism” e l’arte stessa». Manie di protagonismo, verrebbe da dire sentendo le sue parole: «Ora quest’opera vale di più, anche dal punto di vista finanziario, grazie alla mia firma: ho cambiato il suo significato. Credo che se qualcuno ripristinerà l’opera di Rothko e rimuoverà la mia firma, ne abbasserà il valore. Tra pochi anni il suo prezzo salirà a causa di quello che ho fatto», spiega paragonandosi a Marcel Duchamp, l’artista francese che sconvolse il sistema dell’arte firmando un orinatoio messo in mostra nel 1917.  È anche vero che, a discolpa di Umanets, si può affermare che in quel momento non c’era alcun guardiano nei paraggi, una mancanza di sorveglianza che ha avuto incentivato la scelta dell’obiettivo del pazzo artista.

Umanets ha confessato di essere entrato alla Tate con in mente le opere di Pablo Picasso o le tele di Pollock ma con Rothko poi è stato amore a prima vista. Dopo 18 lunghi mesi di restauro l’opera è stata rimessa a posto, esposta nelle sale del museo. Nonostante il danno sia ora invisibile la scritta è ancora lì ma rimarrà per sempre celata a tutti coloro che non conosco questa storia.