Art Basel: cronaca prima dell’inizio fiera

Come d’abitudine, i primi due giorni della settimana, prima dell’inizio effettivo delle fiere, sono dedicati alle previews per il pubblico professionale: martedì per la grande Art Basel, mentre le altre tre fiere satelliti indipendenti, Volta, Scope e Liste, hanno cercato di occupare gli spot liberi tra lunedì e martedì. La 48esima edizione di Art Basel si presenta, come tutte le grandi fiere, all’incrocio tra il concetto classico di fiera commerciale e un’apertura sempre più consistente verso una visione curatoriale, simile alle grandi biennali. 291 gallerie presenti ad Art Basel, di 35 paesi, con una significativa partecipazione italiana (21 gallerie) e 17 new entries.

Proprio il colore in tutti i sensi, è la chiave di Basel; i colori esplodono anche nell’abbigliamento degli invitati alla preview, soprattutto delle signore, mentre i collezionisti di lungo corso sono rigorosamente in giacca e camicia chiara (dove nessuno ha sfoggiato la divisa d’ordinanza minimalista del nero integralista). Anche negli altri opening, i più giovani collezionisti hanno dato sfogo all’estro creativo e all’urban nomade style, anche qui senza ritorno al nero.

La preview di Basel rimane il centro del mondo dell’arte come la prima alla Scala per i milanesi. Le bollicine brand, tutte millesimate, il packaging della personalizzazione e della gradazione degli inviti, sino agli allestimenti delle toilettes, risaltano come la vanità di alcune cornici, ma la fiera rimane una macchina da guerra perfettamente oleata dalla precisione svizzera, che non teme confronti, e che nessuna delle altre fiere prova a imitare, dove nel giorno della preview si conclude un numero di affari maggiore che nei cinque giorni d’apertura.

Così Art Basel si può anche permettere di dedicare altrettanta attenzione ad Art Unlimited, la famosa sezione che negli ultimi anni tenta i limiti dell’arte in senso quasi letterale, siccome è dedicata a lavori monumentali e di ampia scala, affetta da un gigantismo creativo, quest’anno però, a differenza delle edizioni passate, di particolare valore artistico. Dopo l’inaugurazione della mostra di Damien Hirst al Palazzo Grassi di Venezia, durante la Biennale, Art Unlimited di Basilea sembra continuare un concetto quasi simile, nella stessa nota oversize, di un’arte esplosiva per dimensioni e approccio. Sembrerebbe quasi una gara tra chi e dove potrebbe ospitare opere così enormi, come l’installazione viva di Claudia Comte, all’ingresso della fiera, una sorta di parete verticale in erba vera, un vera e propria performance tenendo conto che con il caldo che fa in questi giorni a Basilea, bisogna annaffiarla spesso. In più, delle lettere enormi scolpite in legno conquistano la vista: Now I Won!, dice l’artista in un manifesto che sembra il grido di una vittoria su questa fiera. All’interno di Unlimited, rimarchevole l’installazione di pentole di Subdoh Gupta, che mi ha fatto venire in mente un altro lavoro con un concetto simile, presentato alcuni anni fa alla Saatchi Gallery dall’artista saudita Maha Malluh.

Basel la fanno le gallerie: oltre gli artisti e le gallerie top, siccome uno dei miei principali obiettivi rimane lo scouting, di particolare interesse è la Galleria Long March di Pechino, che, tra altri nomi, rappresenta la giovane artista cinese Vivien Zang, attualmente residente all’Accademia Britannica di Roma. Ugualmente originale la scultura, presentata nel booth della galleria, dell’artista Tianzhuo Chen. Un’altra artista, di cui conoscevo già alcuni lavori, è Sinta Tantra, di origine balinese, rappresentata dalla galleria londinese Kristin Hjellegjerde, e la cui molto interessante installazione figura in una galleria off-Basel, Vitrine, un cubo di vetro al centro di una piazza di Basilea, che raccoglie le opere di trenta artisti emergenti di vari paesi. Notevole la presenza della galleria brasiliana Fortes d’Aloia & Gabriel, in particolare per le due sculture del noto artista brasiliano Ernesto Neto. Altissima qualità e ottima scelta di artisti nella presentazione della galleria Pilar Corrias di Londra, come d’altronde la galleria Herald St, altrettanto potente, e di Isabella Bortollozzi di Berlino.

Ogni booth della fiera è ormai uno spettacolo scenografico, così come la mostra all’interno di Art Unlimited, con, a volte, avvertenze opposte per lo spettatore invitato a interagire con le opere: se Peter Regli attentamente chiede a chi vuole calpestare la sua opera, di togliersi le scarpe, per salire sopra l’opera di Massimo Bartolini, invece, devi avere le scarpe adatte, su richiesta esplicita dell’artista.

Un’enciclopedia dell’arte potente di oggi: questa è Art Basel, in primo luogo, e attorno a questo nucleo di valore e potenza, le altre fiere, più piccole, come Volta, Scope e Liste, offrono una piattaforma rinfrescante dei new and different, un vero serbatoio di sorprese, per chi vuole intraprendere la ricerca sui nuovi arrivi e sulle gallerie aspiranti e gli artisti emergenti. Un breve preview a Volta mi ha riconfermato l’ottima impressione su gallerie come Kristin Hjellegjerde – già menzionata in questo articolo – e la sua eccellente mostra costruita attorno a una serie di domande essenziali originate dal libro di Yuval Noah Harari, Sapiens, riformulate su vari media dai 12 artisti rappresentati e invitati dalla galleria. Bellissimi i tappeti azeri di Faig Ahmed, presentato dalla Galleria Montoro 12 di Roma, appesi in verticale su una parete in cui sembra che il tessuto e l’intervento dell’artista si sciolgono nello stesso spettacolare effetto visivo. Di particolare rilievo anche la presenza della galleria Anca Poterasu di Bucarest, con un mix di tre giovani artisti romeni: un’apertura verso uno spazio artistico Sud est europeo che esploreremo presto in dettaglio in questa rubrica.