POIUYT, il progetto

Un’egemonia delle immagini nella società contemporanea sembra da tempo essersi affermata, accelerata da quel progresso tecnologico universalmente additato come primo responsabile. Della potenza – e ingerenza – delle immagini siamo schiavi e consapevoli un po’ tutti. O forse no, o non abbastanza. In questo spazio interstiziale, alimentato da dubbi e ambiguità, prova a innestarsi POIUYT, piattaforma di ricerca poggiata su fondamenta di collaborazione tra figure differenti ma oggi in continuo dialogo. Infatti la commistione di saperi, attitudini e capacità di curatori (Francesca Lazzarini, Gaia Tedone) e artisti (Alessandro Sambini, Discipula, The Cool Couple) rappresenta per questo progetto una propulsione poliedrica che va a incanalarsi su binari molteplici. Si tratta di uno spazio aperto di riflessione, supportato da MLZ Art Dep di Trieste, Metronom di Modena e Galleria Michela Rizzo di Venezia, dove è stata presentata, nei giorni della vernice della Biennale lagunare, la prima pubblicazione ed è stato lanciato il sito web. L’intenzione di POIUYT sembra essere quella di fornire nuove tessere da inserire nel già composito mosaico legato all’universo contemporaneo del visuale. C’è una base di partenza comune che è rappresentata dalla fotografia, una sorta di background condiviso che però si evolve e si trasforma, ibridandosi con tutte le attuali forme di espressione. Il progetto si dispiega infatti attraverso mostre – la prima, “Punto Zero. Pratiche critiche nella fotografia contemporanea italiana”, in corso a Trieste – conversazioni, contributi scritti e filmati, collaborazioni esterne.

L’inaugurazione del sito web è stata l’occasione per scoprire e approfondire i primi passi del progetto segnati ancora una volta dall’apertura alla sperimentazione e all’accoglienza di modalità espressive presentate in formati differenti, e soprattutto dalla volontà di sintonizzarsi su una frequenza legata a filo doppio alla pratica della conversazione: Gilberto Decaro e Alessandro Sambini sui robot; Victor Burgin intervistato da Francesca Lazzarini su arte e politica; POIUYT e Francesco Jodice sui temi cari al progetto collettivo. Fabrizio Bellomo invece riflette, con estratti dalle sue opere, sulla tendenza umana alla misurazione continua con conseguente divisione in griglie, traslando il discorso dal piano teorico a quello visuale legato alla frammentazione di immagini e concetti relativi. Sempre sul fertile terreno della collaborazione, Bruno Baltzer&Leonora Bisagno e Klara Kallstrom&Thobias Faldt completano questo primo step di indagine sulle immagini e la loro risonanza sociale: i primi, con Corps Célestes, hanno asservito uno strumento di osservazione statica – un telescopio riflettore – a una funzione di documentazione dinamica, una visita di François Hollande in Lussemburgo, sfruttando il fallimento procedurale per svelare elementi dell’immagine apparentemente secondari; i secondi, con Wikiland, hanno fatto emergere l’ambiguità della gestione della fotografia da parte dei mass media in casi scottanti come quello di Assange e Wikileaks. Le attività di POIUYT, “oggetto impossibile, una figura complessa e paradossale che cambia a seconda di dove si focalizza l’attenzione di chi osserva. Un’illusione ottica che impone ragionamento”, proseguiranno nei prossimi mesi con due mostre, una a febbraio 2018 alla Galleria Michela Rizzo, un’altra a Metronom nell’autunno seguente.

Info: www.mlzartdep.com/exhibitions

Articoli correlati