Klimt aveva l’abitudine di dipingere paesaggi servendosi di un cannocchiale

Gustav Klimt aveva una maniera molto particolare di dipingere i paesaggi. Per raggiungere un perfetto equilibrio geometrico e vibrazioni cromatiche auree, l’artista utilizzava un cannocchiale. Avete capito bene, una necessità che deriva dal desiderio di evadere da un figurativismo scontato e troppo fedele, uscire da una visione naturalistica potenziando invece, attraverso lo strumento ottico, la percezione dei colori, annullando la profondità di campo. In questo modo, il  trasformando, alla fine, l’immagine del paese in un uno straordinario pannello decorativo. Era una tecnica da lui molto utilizzata ma che ritroviamo soprattutto nelle sue opere gardesane, quando nell’estate del 1913 il pittore austriaco soggiornò a Tremosine all’albergo Morandi. Tra le opere piu’ celebri Veduta di Malcesine, La chiesa di Cassone e Il giardino italiano che sono tra le più importanti e tra le più amate opere dell’artista. Non stupisce che Klimt cercasse l’effetto del cannocchiale, attratto com’era dai mosaici, e dagli effetti di luce. Abitudine di Klimt era quella di non fare schizzi dei paesaggi, sceglieva invece di lavorare en plein air, servendosi del cannocchiale per definire i dettagli dei suoi dipinti.