Espansa, di Fabrizio Bellomo

Nel dopoguerra, la cittadina di Lumezzane, nel bresciano, è stata investita da un’ondata di sviluppo industriale tale da aggiudicarsi l’appellativo di Città-officina. Con gli anni le fabbriche siderurgiche e metalmeccaniche sono state poco a poco integrate nel tessuto urbano, fondendosi con gli edifici preesistenti, dando vita a particolari tipologie architettoniche. Proprio all’interno di questo singolare contesto storico si inserisce il progetto di Fabrizio Bellomo, artista barese, classe 1982, incaricato dall’assessorato alle politiche culturali del Comune di Lumezzane di realizzare un’opera d’arte pubblica permanente.

Espansa, questo il titolo dell’installazione, nasce non soltanto dalla conoscenza di questa realtà ma parte dalle suggestioni provenienti da un precedente progetto dell’artista su Sesto San Giovanni e dal ritrovamento su La Lettura di una pubblicità di Tabelle Educative risalente al 1912. Proprio da quest’ultima Bellomo recupera alcuni moniti che erano affissi nelle fabbriche, ad esempio “lavorate sempre come se il principale vi fosse vicino” oppure “chi spreca la roba del padrone danneggia il proprio salario”, e li replica su targhe intagliate al laser su ferro grezzo per poi affiggerle su monumenti ed edifici della città. Il risultato è un’operazione di détournement che crea un effetto di straniamento, trasformando Lumezzane in uno stabilimento organico, in cui fabbriche e case coesistono nella stessa realtà urbana. «Non si abita il quartiere di una città, bensì il potere. Si abita in qualche grado della gerarchia», riportava il programma Situazionista nel 1952. Nonostante il senso di unità “espansa”, per l’appunto, trasmesso dalla disposizione delle targhe, la ridondanza delle regole affisse porta a riflettere non soltanto sul passato della città ma, in generale, sulle attuali forme di potere. Queste si manifestano non soltanto nelle odierne strutture lavorative attraverso nuove strategie di controllo verbale ma invadono quotidianamente gli spazi pubblici di un contesto urbano come manifestazione di un potere subliminale altrettanto incisivo.

Non è la prima volta che il Comune di Lumezzane decide di affidare un progetto installativo a un artista. Nel 2016 Klodian Deda, artista di origini albanesi finalista del Talent Prize 2016, aveva realizzato il lavoro Hotel Avogadro. Interessante notare come Deda e Bellomo abbiano trattato due aspetti completamente distinti del passato della città. Se il primo si concentra su Lumezzane come feudo della nobile famiglia degli Avogadro tornando indietro al 1427, il secondo decide di lasciar affiorare il carattere imprenditoriale più recente del suo contesto urbano. A completare il progetto, una serie di fotografie di Giuseppe Fanizza. 

Info: www.comune.lumezzane.bs.itfabriziobellomo.tk