Donato Piccolo all’Havana

Cosa accade quando la ricerca e la sperimentazione artistica incontrano quella scientifica? Cosa accade quando si intrecciano, si trovano e si toccano due entità afferenti all’ambito scientifico e tenute da molti anni distinte dalla tradizione umanistica? Cosa accade, infine, quando le due culture, quella scientifica e quella umanistica, teorizzate da Snow, trovano finalmente un elemento di congiunzione? Ciò che accade è una vera e propria alchimia, una catalisi, fra due termini in apparenza – ma solo in apparenza – tenuti distinti: una modifica dello status quo, una modifica, per dirla in termini scientifici, delle velocità di reazione.

E in questo caso è proprio l’arte ad essere il collante definitivo di questi due mondi: l’arte di Donato Piccolo. Un’arte che si è sempre basata su una ricerca continua sui materiali, una sperimentazione di processi scientifici per vagliarne, e far vedere allo spettatore, le potenzialità artistiche. E mai come in questa mostra gli elementi sopraelencati – sperimentazione, ricerca, arte – si rendono evidenti non solo nell’allestimento ma nello stesso processo ideativo e realizzativo dell’esposizione. Parlare di arte e scienza a Cuba non è lo stesso che farlo in Italia o in Europa. Parlare di arte e scienza nell’isola vuol dire entrare direttamente in un altro tempo, in un’altra dimensione temporale. Vuol dire entrare in un diverso rapporto con le cose e gli oggetti che circondano l’ambiente.

Come parlare a un popolo che non possiede nel senso in cui possediamo noi? Parlare attraverso la scienza, vuol dire avvicinarsi alla loro scienza fatta di elementi primari, di rapporto complesso tra elementi naturali e naturali – come il rame e l’acqua –, ancora lontani dai sistemi elettronici complessi che circondano invece il nostro ambiente. Una scienza, quella cubana, solo in apparenza basilare, basata su relazioni complesse senza una vera e propria separazione tra scienza e natura: l’una ingloba l’altra, scienza è anche natura e viceversa. È in questo rapporto complesso – che è anche un rapporto culturale tra tradizione cubana ed europea – che la mostra di Piccolo si inserisce.

Ed è in questo rapporto che va capito anche il titolo della mostra ospitata dal Centro Desarrollo de las Artes Visuales, Museo dell’Habana: Unnatural. Non naturale, innaturale, contro natura, ma che per essere tale proprio dalla natura stessa trae il suo potere. Tra sculture e disegni lo spettatore è traghettato in questo mondo attraverso opere quali Contronatura dove il famoso piede calciante di Piccolo calcia un bici-taxi tipico dell’Isola o Malditesta, opera sui processi di resistenza di nebulizzazione e ultrasuoni. A metà tra il gioco, la pura sperimentazione e la vera e professionale ricerca scientifica, Piccolo ha sempre riattivato la natura profonda di ciò che chiamiamo invenzione. Inventiònem, invéntus e cioè trovare investigando, scoprire ciò che è nascosto, mettere in luce ciò che rischia sempre di nascon-dersi: l’arte in quanto investigazione dei mezzi che mediano da sempre tra noi e ciò che chiamiamo reale, per farci capire qualcosa di più sui rapporti che legano questi tre fattori.