Mipiacenonmipiace, il grado zero del giudizio

Saluto oggi l’incontro fortuito e felice di istanze diverse apparentemente divergenti: nomadismo, impresa, giudizio, identità. Il concetto di nomadismo e’ comparso prepotentemente nel corso degli anni sessanta del secolo scorso, nomadismo macchinico del desiderio (macchine desideranti era la definizione di questi flussi preindividuali, non soggettivi). Oggi assistiamo e abbiamo assistito a flussi di diversa natura, politici e sociali, a nomadismi di impresa, cui Regus puo’ essere associata e di cui è intelligente attore. Questi movimenti, flussi e nomadismi, sono l’aria che respiriamo in un dato momento storico, per questo non si parla di soggetti, al massimo di singolarita’ non di individui. L’arte da parte sua ha colto il processo di desoggettivazione immanente a questi flussi di cui è parte essa stessa. Ma l’arte non rappresenta né rispecchia il reale, è piuttosto il punto di incandescenza, il punto di scintillazione, l’attimo in cui il visibile e l’invisibile appaiono con maggiore intensità.

Questi lavori sembrano essere qui da sempre, non provengono da altrove, non indicano un altrove, nessuna trascendenza, aderenza piuttosto. Mipiacenonmipiace, grado zero del giudizio o se preferite non la giustapposizione di posizioni individuali contrastanti ma il loro punto di fusione, punto di saldatura con cui inaugurare uno stato di consapevolezza autenticamente oggettivo. La tavola ottometrica e le coordinate di una identità presa tra il visibile e l’invisibile, zona di indiscernibiltà.

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