Thierry Noir, l’artista e il politico di strada

Berlino

Thierry Noir è un artista di strada, il primo ad aver dipinto sul muro di Berlino, nel 1984. I suoi tratti distintivi sono immagini colorate, calde, ritraenti personaggi universali dai lineamenti non definiti e dai volti ovali. È l’inizio degli anni ’80 quando Thierry Noir da Lione, con due piccole valige, parte alla volta di Berlino. Forse con un solo obiettivo, al tempo rivoluzionario, quello di dipingere il muro della Berlino Ovest. E al 1984 risale la prima serie di pupazzi colorati. Un chilometro circa di pupazzi dal volto ovale. Negli anni in cui Berlino viene scelta da artisti e musicisti come nuova residenza, arriva anche il giovane e spensierato Noir, che finisce con il vivere nella casa occupata Georg-von Rauch-Haus. La casa entrata nella storia delle occupazioni e delle nuove colonizzazioni urbane, centro sociale di ricerca e sperimentazione dell’arte contemporanea, che prende il nome da Georg von Rauch, anarchico che nel 1971 perse la vita durante un conflitto a fuoco con la polizia. Thierry Noir, insieme a Keith Haring, Kiddy Cidny e Indiano, è uno degli artisti di strada e autori delle opere sulla East Side Gallery. Per i più curiosi, appassionati anche di cinema, i suoi dipinti si possono ammirare nel film di Wim Wenders, Il cielo sopra Berlino. Thierry Noir non è solo un artista, ma un politico. Nel senso greco del termine. Con i suoi dipinti ha trasformato il muro di Berlino, orribile simbolo della Guerra Fredda, in un gioco di colori vivaci e gag visive.

Tre aggettivi per descriverti. «Laborioso, puntuale e moderno».

Cosa rappresenta per te la città di Berlino? «La città di Berlino è la dimostrazione che ogni muro non è per sempre. Berlino è la città della perpetua giovinezza, tutte le nuove generazione di giovani arrivano all’improvviso e dicono che tutto può essere velocizzato, reso più bello di come è stato fatto nel passato. Lo stesso vale per il muro: può essere rivisto».

Mi racconti il tuo incontro con Wim Wenders? «Ho incontrato Wim Wenders tra il 1985 e il 1987 perché frequentava gli stessi ristoranti in cui ero solito andare anche io. Stava preparando il suo nuovo film, con Solveig Dommartin. Dopo la Palma d’Oro a Cannes con Paris Texas, ha avuto il tempo sufficiente per preparare il suo film su Berlino con molta calma e dedizione, curando bene ogni particolare. Mi ha conosciuto mentre vendevo i miei piccoli dipinti nei veri ristoranti della Berlino Ovest. Ci siamo confrontati e scambiati idee. Dopo poco mi propose di dipingere il muro di Berlino per il suo nuovo film, Le ali del desiderio. Ed è ciò che avvenne. Era il febbraio 1987».

Uomini e donne con viso ovale. Come nascono queste illustrazioni? «Ogni persona è una strada a senso unico. Questo è un consiglio, o meglio, il pensiero/insegnamento di Andy Warhol. È importante non imitare nessuno o si corre il rischio di finire di nuovo con un muro alla fine della strada. Per me un grande artista è colui che è si differenzia dagli altri e allo stesso tempo riesce ad ottenere un particolare riconoscibile, che lo contraddistingua. Con i miei disegni non cerco mai di dare alcun messaggio al mondo. Ho lasciato l’interpretazione libera alle persone che osservano la mia arte. Liberi anche di decidere se si tratti di un lui o una lei nei miei quadri. Ci sono persone che riconosco uno zio o un cugino. Ed io non ho mai detto a loro che si sbagliano».

Con la tua arte sei sempre in giro per il mondo. Esiste un luogo in cui ti senti veramente a casa? «Mi sento a casa ovunque. La libertà è il tema principale nel mio lavoro. Sono felice di avere un lavoro senza alcun capo che mi dice cosa devo o non devo fare. Questo è uno dei motivi per cui sono dedicato all’arte. Posso viaggiare ovunque in questo modo, e quando ne sento il bisogno. Quando si disegna sulla strada, per strada, si cambia di città in città e cambiano inevitabilmente i cittadini e le loro abitudini. Così si fa politica, con l’arte. Politics (dal greco politikos ,”di, per, o relativi ai cittadini”) è l’arte o la scienza di influenzare le persone a livello civico, o individuale, quando ci sono più di due persone coinvolte».