Raffaello a Mosca, le critiche per i prestiti e le smentite

Mosca

Apre domani la mostra dedicata a Raffaello e intitolata i Segreti del volto, ospitata al museo Puskin e aperta fino al 11 dicembre. L’esposizione in questi giorni ha sollevato vive polemiche rivolte soprattutto contro i prestiti italiani in viaggio verso la Russia. Sono partiti infatti da Firenze, due tavole conservate a Palazzo Pitti: i ritratti del mecenate Agnolo Doni e della moglie Maddalena Strozzi, l’autoritratto e la Madonna del Granduca ospitati invece agli Uffizi, tutti firmati dal genio urbinate. Se da una parte i dipinti possono essere ambasciatori della cultura italiana all’estero è vero anche che questi lavori sono molto fragili e particolarmente sensibili a cambi di temperatura e movimenti. È stato proprio l’Opificio delle pietre dure di Firenze a esprimere il suo parere negativo sulla possibilità di trasferire queste opere fuori dai musei che le ospitano. Il parere, comunque non vincolante, non è stato ascoltato e ora i lavori sono già nel museo Puskin, pronti per essere allestiti. 

Di fronte a queste critiche risponde il polo museale fiorentino con un comunicato ufficiale che cerca di chiarire la faccenda. ”Sulla stampa – scrivono – è stato erroneamente riportato che i restauratori hanno manifestato resistenze al prestito dei ritratti dei Coniugi Doni di Raffaello, della Galleria Palatina, e che perfino l’Opificio delle Pietre Dure si è “categoricamente” pronunciato contrario. Queste valutazioni, basate su alcuni brani ricavati da una relazione sullo stato di conservazione delle opere in questione, sono del tutto infondate”. Seguono le dichiarazioni prese dal rapporto dei restauratori ”A proposito dei ritratti dei coniugi Doni di Raffaello – continuano dal polo – la relazione redatta dal restauratore Roberto Bellucci, dell’Opificio delle Pietre Dure, afferma che «lo stato di conservazione delle due opere è sostanzialmente buono, così come appare la stabilità del colore» come premessa all’esame sistematico di ogni potenziale criticità, che quindi segue una valutazione positiva, ma che, come doveroso, illustra minuziosamente ogni singolo dettaglio, naturalmente delicato e da tenere in considerazione per l’età e per le caratteristiche specifiche di opere di tale preziosità. La relazione illustra inoltre i provvedimenti da adottare nell’eventualità del viaggio. Il restauratore non esclude categoricamente che le opere possano viaggiare (come si evince invece dall’errata citazione sulla stampa), ma scrive testualmente: «sarebbe categoricamente da escludere che viaggiassero in camion, per quanto ammortizzato si tratterebbe comunque di un viaggio di alcuni giorni continuamente».  

Ma la questione generale rimane comunque aperta: quanto è giusto prestare opere di inestimabile valore storico e artistico lo spostamento potrebbe rovinare in maniera permanente?