Seminaria Sogninterra

Il Festival biennale Seminaria Sogninterra arriva quest’anno alla sua quarta edizione. Si svolgerà a Maranola, vicino Gaeta, dal 1 al 3 settembre. Il Festival è nato nel 2011 dalla volontà di alcuni abitanti del luogo che volevano far dialogare la tradizione antica del borgo di Maranola con l’arte contemporanea. La direzione del festival è di Isabella Indolfi e Marianna Fazzi. Scopo principale è far integrare il territorio con opere artistiche aprendo alla socialità e alla sperimentazione relazionale. Il nome Sogninterra nasce dalla speranza di rendere terreni sogni che si possono realizzare solo tramite la creatività in un rapporto fra cielo e terra che ben viene caratterizzato dal logo di Seminaria raffigurante un albero, logo realizzato nel 2011 da Carlo De Meo.

La manifestazione nasce in seno al territorio e si realizza per il territorio grazie alla generosità degli abitanti che aprono le loro case agli interventi artistici in un melange fra pubblico e privato; cucinano per gli artisti, li adottano, sono sulla loro stessa lunghezza d’onda, prestano la corrente elettrica, trasmettono energia. Quest’anno inoltre ci sarà la collaborazione con il Collettivo Esperimenti, che curerà la sezione musicale di Seminaria, con il Map, Museo dell’Agro Pontino, con la Pinacoteca Giovanni da Gaeta e Guilmi Art Project, oltre a collaborazioni con realtà internazionali come la Fondazione Romaeuropa e il Cyland di San Pietroburgo.

Le due direttrici dichiarano: «È grazie agli abitanti di Maranola se riusciamo a realizzare un’impresa che è più grande di noi, nella convinzione che si possa dar vita a un modello alternativo per un reale sviluppo economico, culturale e sociale del luogo.» Tutto questo nella volontà di portare l’arte fuori dai musei, in spazi esterni, territori della quotidianità, nell’ambiente, per creare un luogo fisico, mentale e sociologico. Per arrivare alla vita della gente in un filo diretto fra persone e creatività. Commentano le due direttrici: «agiamo nel tentativo di annullare quella distanza di sicurezza tra opera e pubblico che negli spazi museali si misura in pochi centimetri allarmati che diventano un abisso incolmabile».

Quest’anno gli artisti si sono misurati con la scala 1: 1. Perché? Per realizzare opere d’arte percorribili e in diretto contatto con le persone, in modo che siano a misura d’uomo in una ricerca di comunicazione. Per confrontarsi con la realtà sociale e architettonica di Maranola, in un dialogo alla pari tra l’arte, il luogo e il pubblico. Nella volontà di restituire una sorta di senso di appartenenza agli abitanti di Maranola con attenzione alla storia e alla cultura visuale delle persone. Gli artisti chiamati a partecipare sono dodici. Indolfi e Fazzi danno un’anticipazione di come sarà espressa la loro creatività: «Il tema 1:1 è stato interpretato dagli artisti in vari modi, attraverso pratiche spaziali e/o relazionali, ognuno con la propria cifra stilistica, mettendo in discussione il loro rapporto con l’ambiente e con gli abitanti. Hanno creato ambienti vivibili in cui il pubblico può immergersi e mettersi in gioco nello spazio e nel corpo dell’opera, completandone il senso. Nascono così installazioni aeree che coniugano diversi punti dello spazio (Davide Dormino, Giacomo Lion, Delphine Valli), opere interattive che pongono al centro l’intervento del pubblico (Aurora Meccanica e Alexandra Dementieva), opere che esplorano la memoria del paese attraverso il recupero di storie, oggetti ed elementi antichi (Anna Frants e Emanuela Ascari), altre dal gusto più puramente relazionale (Laura Cionci e Stalker), o organiche e numeriche che hanno preso alla lettera il senso matematico del tema (Alexei Kostroma) o che capovolgono e destabilizzano prospettive assodate (Gino Sabatini Odoardi e Saverio Todaro)».

Dal 1 al 3 settembre; Maranola (Formia); info: www.seminariasogninterra.it