Un mese di artisti. Ogni settimana, dal 1 agosto al 5 settembre, vi presentiamo alcuni protagonisti della scena nazionale e internazionale. Buona lettura.
Al di là dell’etere, oltre un ammasso di nuvole informatiche che tengono sospesi migliaia di archivi e documenti, c’è una parte di internet che è insospettabilmente tangibile, un groviglio di cavi e fili che smentisce qualunque pretesa della rete di assurgere al regno dell’ultraterreno. A volte per ricordarsene basta poco. Nel 2012 l’uragano Sandy colpì New York provocando la più grande inondazione dell’ultimo secolo. «Metà Manhattan dalla 30esima in giù rimase per una decina di giorni al buio, senza elettricità, senza internet», comincia così Alberto Sinigaglia a raccontare Material Network, una serie di venti immagini che documenta cosa si nasconde nei sotterranei di uno dei più importanti internet hub al mondo, il Verizon Building: «Questa esperienza – continua – è solo un pretesto per riflettere sulle contraddizioni di internet. Siamo abituati a immaginarlo come qualcosa di super tecnologico, leggero, immateriale, invece ha una massa gigantesca e molte delle infrastrutture, specie a New York, sono antiquate, perché installate negli edifici delle compagnie telefoniche degli anni ’20-’30». Le fotografie di Sinigaglia, con onestà quasi scientifica, distruggono un’illusione comune: internet, sotto terra, non è altro che una manciata di cavi, materiale informatico destinato a soccombere al tempo. Una rivelazione che affiora bruscamente dal buio, sotto una luce sgradevole, per quanto altrettanto onesta: «Uso spesso questa tecnica di close up con il flash, super sporca, analogica, senza ritocchi, diretta, quasi spietata». Tutto l’opposto di quella che negli anni ’90 chiamavano estetica dell’impassibilità, la tendenza a scattare immagini di ambienti hi-tech e spettacolari edifici iper contemporanei per sublimare il prodotto dello sviluppo industriale: «Quei cavi sono semplicemente brutti. Devono farti sentire oppresso, circondato». Non solo, raccontano una storia. Probabilmente, dopo Sandy, molti di quegli impianti sono stati sostituiti e molti altri saranno modernizzati: «Internet ha una struttura stratificata, si va dalle tecnologie più nuove in alto, come la fibra ottica a quelle più antiquate in basso, come i copper cable». Prima o poi diventeranno archeologia industriale, fossili di rame che racconteranno ai posteri la storia del nostro progresso.
Info: www.albertosinigaglia.net
BIO
1984
Nasce a Vicenza il 10 febbraio
2009
Si laurea in Architettura allo Iuav di Venezia
2012
È artista in residenza nell’ambito del Photoglobal Program alla School of Visual Art (SVA) di New York
2014
È tra i borsisti della 98esima edizione Collettiva Guivani artisti Bevilacqua La Masa. Pubblica la prima monografia della serie Big Sky hunting
2015
È tra i finalisti del premio Fotografia Under 40 di Fondazione Fotografia, del premio Basilico e vince una menzione d’onore al premio Graziadei con la serie Material Network
PROGETTI
Material Network è una serie di venti immagini realizzata nel 2013, pensate per essere esposte in grande formato «L’idea sarebbe quella di stampare fotografie molto grandi di 2m x 1.80 in cui potersi immergersi». Tra i progetti futuri c’è anche l’intenzione di convertirla in un libro. Parallelamente, l’artista sta sviluppando il progetto Microwave Cities, che riflette sui contrasti di Las Vegas, città completamente fittizia che ben sintetizza la società americana.