La Casa Balena

“… Specificai che non avrei preso una lira di progettazione, ma non garantivo che la casa sarebbe rimasta in piedi” . Golfo di Baratti, 1962. Estate, stelle, vino e sogni suggeriscono all’architetto fiorentino Vittorio Giorgini queste parole, a metà tra ironia e spavalderia. Sono rivolte ad un suo committente per la costruzione di una casa fuori dall’ordinario, una casa come non se ne erano ancora costruite, utopica e grandiosa. Bellissima, oggi nota come Casa Balena. Aperta solo in occasioni particolari durante l’arco dell’anno, grazie all’impegno di B.A.Co. (Baratti Architettura e Arte Contemporanea) e del suo instancabile presidente Marco Del Francia, abbiamo colto l’occasione di uno shooting fotografico per il magazine di settore Interiors per visitarla e l’abbiamo trovata arredata al suo interno con pezzi d’arredamento e di design a firme internazionali come Gio Ponti, Armani Casa, Vogue. Chiamata Casa Balena dalla gente del luogo che ha riconosciuto il grande mammifero sia nella forma dell’abitazione che nella sinuosa discesa al mare che da essa si dipana nel bosco e che ricorda vagamente una grande coda marina, era in realtà nelle intenzioni del suo ideatore una costruzione a forma di Dinosauro, il cui muso si riconosce vagamente all’inizio della scala di accesso. La fama e l’ammirazione che riscuote oggi Casa Balena sta nel fatto che è stata una delle primissime costruzioni e dei primitivi esempi di architettura blob in Italia e forse anche in Europa, insieme alle architetture del francese André Bloc, pure amico di Vittorio Giorgini. La progettazione utopica, la costruzione sperimentale, l’inaspettata riuscita finale hanno reso la visione della Casa una sorta di miracolo possibile in cui pochi, forse solo il suo autore, credeva veramente.

In quei lontanissimi anni ‘60 gli operai chiamati a costruire la casa venivano pagati ogni sera, non avendo fiducia in altri giorni di lavoro. La flebile fiducia di ieri si chiama oggi semplicemente meraviglia, quando dal bosco s’intravede la costruzione imponente quanto flessuosa della casa, sollevata da terra ed ancorata ad essa in soli tre punti. Il resto dell’architettura è una superficie omogenea senza soluzione di continuità apparentemente liscia, fatta di una miscela mai usata di cemento e resina, quest’ultima adoperata per le naturali caratteristiche di elasticità. Perché tutta l’architettura della casa è elastica, non ci sono muri o colonne ed il suo intero peso si sorregge, o meglio si auto- sostiene grazie ad una rete metallica con una forma che ricorda il corpo di una balena. La gigantesca rete dalle sembianze zoomorfe è l’unica struttura portante della casa, fluida e sinuosa. Nel tempo nessuna evidente crettatura ha intaccato la sua superficie, l’elasticità rimane ancora oggi a distanza di mezzo secolo ed è evidentemente il suo segreto di giovinezza. Alla natura e alle sue strutture guardava incessantemente Vittorio Giorgini come spunto e motivo di imitazione per l’architettura del futuro. L’osservazione e l’imitazione della natura non era un capriccio estetico, ma la convinzione che ogni elemento naturale potesse nascondere il segreto di una buona riuscita anche per le architetture, dove l’uomo era destinato a vivere. L’interno la casa rispetta quei moduli flessibili che caratterizzano il suo esterno. E dunque il perimetro della sala giorno, le finestre, perfino il camino e il pavimento hanno un andamento ondulatorio , che non conosce la forzatura geometrica delle nostre unità abitative. Architetture elastiche destinate a rimanere giovani, funzionali e sostenibili ed in piccola parte perfino mutevoli proprio come un essere vivente. Dalla sommità della casa Balena infatti in caso di pioggia l’acque viene convogliata e fatta discendere ai piedi della costruzione creando un temporaneo laghetto che gli dà una nuova veste.

Pochi anni prima della costruzione di Casa Balena, Giorgini aveva sperimentato il suo concetto dell’abitare e dell’architettura anche su un’altra costruzione distante soli pochi passi. Si chiama Casa Esagono e fu costruita guardando idealmente la struttura di un alveare con pianta esagonale e vani abitativi al suo interno anch’essi esagonali. Con il sistema degli incastri, funzionale ed profeticamente sostenibile, erano stati unite le diverse componenti della casa, pavimenti, pareti, tetto ed altro e realizzato rigorosamente tutto in legno locale. Il suo colore chiaro ben si completava con la vegetazione intorno, così da sembrare mimeticamente parte di essa e l’intera casa, simile ad un gigantesco alveare o la casa nascosta di qualche eremita, era sollevata da terra per non violare il terreno e rispettarlo il più possibile. Vittorio Giorgini riassume in queste architetture maturate negli anni giovanili la sua personale idea del progettare con una visione poetica quanto profetica in un tratto meraviglioso della costa Toscana che aveva conosciuto per caso, ma che era stata da subito una folgorazione. Con l’amico Alessandro Olsckhi aveva riparato dopo una tempesta in mare nel golfo di Baratti e superato il pericolo, i momenti seguenti avevano rivelato la bellezza di questo tratto di costa. Il verde dei pini e delle querce lungo tutto il golfo che abbracciano il blu del mare, la quiete e l’accoglienza di un borgo intatto di pescatori. Ma niente è per caso purché il padre di Vittorio, noto industriale della moda Giovambattista Giorgini durante l’entusiastico racconto del figlio ricorda di possedere dei terreni proprio lì, in quella dolce e favolosa terra. Il caso, l’entusiasmo, il coraggio, le ottime idee hanno fatto il resto della storia portando intatte oggi due architetture senza ombra di dubbio avveneristiche, oggi gestite e valorizzate dall’associazione B.A.CO (Baratti Architettura e Arte Contemporanea) in comunione con il Parco Archeologico di Baratti e Populonia e con la Società Parchi della Val di Cornia. L’architetto Marco Del Francia conserva oggi l’eredità morale di Vittorio Giorgini scomparso nel 2010, con cui aveva stretto un sodalizio umano e culturale. Con incessanti iniziative oggi Casa Esagono riesce ad accogliere ogni visitatore in visita al Golfo di Baratti, anche il visitatore inconsapevole alla ricerca di uno sbocco sul mare si trova in mezzo a pini e querce la sorpresa di due costruzioni fantastiche e bizzarre, una sorta di gigantesco nido di legno sospeso e una casa che ha l’aspetto di una balena risalita dal mare per riparare nella verde vegetazione.

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