L’incubo Nyarlathotep

«Nyarlathotep. Il caos strisciante. Io sono l’ultimo, e mi rivolgo al nulla in ascolto. Non riesco a ricordare il momento esatto in cui tutto è cominciato. Ma è stato diversi mesi fa». Milioni di appassionati in tutto il mondo conoscono bene la mitologia di Howard Phillips Lovecraft, maestro indiscusso dell’orrore, da Cthulhu a Nyarlathotep, all’arabo pazzo Abdul Alhazred. In particolare il dio Nyarlathotep – “il caos strisciante”, un’entità immaginaria appartenente al ciclo di Cthulhu – appare per la prima volta nel 1920, sotto forma di poema in prosa, all’interno della rivista The united amateur, su cui Lovecraft pubblicò diversi dei suoi primi lavori fantastici. Quasi un secolo dopo, la Nicola Pesce editore dedica a questo personaggio una interessante graphic novel a colori (64 pagine, 14.90 euro); il dio viene descritto, a differenza delle altre divinità del pantheon lovecraftiano, come un uomo alto dalla carnagione scura, poliglotta, che ricorda un faraone dell’antico Egitto («chi fosse nessuno lo sapeva. Ma, discendente di una stirpe antica, assomigliava a un faraone»).

Sotto queste sembianze, Nyarlathotep vaga sulla terra («si raccontava che coloro che lo conoscevano vedessero segni invisibili agli altri») per raccogliere legioni di seguaci – «nel mondo civilizzato giunse Nyarlathotep, dal colorito smunto, sottile e sinistro. Acquisiva senza sosta strane strumentazioni di vetro e metallo, assemblandole poi per ricavarne di altre, più strane ancora» – i quali finiscono col perdere, lentamente, il contatto con il mondo che li circonda («ricordo le persone camminare pallide e preoccupate, mormorando avvertimenti e profezie che nessuno osava ripetere consapevolmente, e neppure confessare di avere udito»). La sua missione, che lo contraddistingue dagli altri antichi, è di condurre l’umanità alla follia. In una lettera datata 14 dicembre 1920 e indirizzata al poeta, amico e corrispondente Rheinhart Kleiner, Lovecraft racconta tormentato: «Nyarlathotep è un incubo, un vero e proprio fantasma personale il cui primo capitolo è stato scritto quando ancora non mi ero destato del tutto». Nell’incubo, Lovecraft riceve una lettera dal poeta e amico Samuel Loveman, che gli suggerisce di andare a vedere lo spettacolo itinerante del mago Nyarlathotep, qualora capitasse dalle parti di Providence («è orribile, più orribile di quanto possiate immaginare, ma meraviglioso. Il suo ricordo perseguita per ore»). Con disegni e colori di Julien Noirel, su adattamento di Rotomago, la graphic novel tratta dall’opera di Lovecraft è godibile. Certo, i temi affrontati non sono leggeri e spensierati, ma gli amanti del genere non rimarranno delusi. Info: www.edizioninpe.it

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