L’arte a Spring Attitude#3

Francesco Giannico è fra i protagonisti del festival Spring Attitude che invade la capitale dal 19 al 21 maggio. Appuntamento per il 20 quando il soundartist varrà accolto dalle 21,30 nell’Ex Caserma Guido Reni. Un musicista eclettico Giannico che nel suo percorso tocca anche altre discipline come il video o la fotografia. Una forte passione per il soundscape l’ha portato a fondare l’Archivio italiano dei paesaggi sonori, una ricerca sonora che si è allargata con il suo ultimo lavoro Erased. Quattro chiacchiere con l’artista per conoscerlo meglio.

Sei fra i fondatori dell’Archivio italiano dei paesaggi sonori. Cos’è e perché è nato?
«L’Archivio italiano dei paesaggi sonori o per comodità A.I.P.S. è un collettivo nazionale di musicisti costituitosi nel 2010 e associazione dal 2014 che opera nell’ambito della musica elettroacustica di matrice ambient. Siamo nati con l’intento di promuovere il concetto di paesaggio sonoro messo a fuoco dal musicista canadese R.M.Schafer attraverso workshop, live performances e mixed media e diffondere naturalmente il lavoro degli stessi componenti».

Ci parli di Metrophony? Hai tentato un aggiornamento del soundscape?
«Metrophony è un disco site specific prodotto dall’americana Time Released Sound e al tempo stesso anche un’installazione audiovisiva avente come tema il paesaggio sonoro della metro di Roma. L’idea principale è che il viaggio della metro rappresenti un paesaggio sonoro dinamico in conflitto con un paesaggio sonoro statico inscatolato in se stesso dalla meccanicità e dalla ripetizione del gesto. Questo aspetto fa si che alcuni suoni giornalmente si ripropongano in modo circolare, come ad esempio i suoni meccanici, le porte del treno, freni del treno e così via. In generale il percorso del treno, Nel medio e lungo termine possiamo capire come in realtà anche il cosiddetto paesaggio sonorodinamico è in realtà un paesaggio sonoro statico, perché ogni giorno che passa diventa più simile a se stesso. Il 6 agosto 2013 è stata eseguita una registrazione audio di tutto il percorso della linea b della metro che collega la stazione Rebibbia con la stazione Laurentina. Tutta la registrazione dura circa 40 minuti. Sono stati tagliati alcuni momenti meno importanti, come le lunghe pause tra alcune fermate della metro. Le parti rimanenti invece sono state integrate, a volte interamente, a volte manipolate e trasfigurate elettronicamente e arricchite di synth e/o strumenti canonici come chitarre, pianoforte, violini. Non ho mai pensato a un aggiornamento perchè rispetto all’idea del concept non era importante che il percorso venisse aggiornato con qualche fermata nuova, in uno studio più scientifico forse, chissà».

Il tuo ultimo progetto è invece Erased, qui sei un po’ uscito dai canoni del paesaggio sonoro, giusto?
«È un disco davvero atipico per me perchè realizzato a 6 mani con l’eclettico pianista Thollem Mc Donas e la vocalist polistrumentista Amy Denio. Ma è anche un disco atipico per via delle sonorità, più legato alla contemporanea de facto che non alla mia solita ambient intrisa di field recordings. È un lavoro in sintesi su cui ho lavorato parecchio ma che ammetto essere molto meno accessibile nell’ascolto rispetto altre cose che ho fatto. È stato comunque un piacere enorme lavorare con musicisti di altissimo livello come Thollem ed Amy e spero ce ne sarà di nuovo occasione».

Che cosa può dare ancora il soundscape alla musica contemporanea?
«Moltissimo, e anzi, direi che siamo ancora agli inizi. Certo l’introduzione a queste sonorità non è cosa nuova ma in termini d’installazioni sonore ad esempio siamo in piena evoluzione per quanto riguarda le tecnologie di spazializzazione del suono e l’interattività che s’innesca col pubblico. Ma anche per ciò che riguarda la discografia, se paradossalmente il supporto ha perso gran parte del proprio smalto, lo stesso non si può dire per le fasi realizzative legate al suono, ad esempio altri due miei lavori in uscita questo anno sono legati a call pubbliche, in cui sostanzialmente la gente ha contribuito inviando i propri campioni audio affinchè si realizzasse un un concept album. Il 18 luglio (data del prossimo world listening day peraltro) uscirà Agoraphonia, realizzato assieme all’amico musicista Giulio Aldinucci e incentrato sui suoni delle piazze di tutto il mondo mentre in autunno uscirà Deepness dove l’oggetto d’indagine sonora, se così vogliamo definirlo, sarà il mare».

Non solo musicista ma anche videomaker, fotografo e scultore. Come si uniscono, se si uniscono, queste discipline in un unico attore?
«Non ho ancora avuto la fortuna di avere esperienza con il mondo della scultura a dire il vero, mi occupo invece moltissimo di web design che è una cosa che adoro e che cerco di sposare con la passione per il suono attraverso progetti crossmediali come ad esempio mappature sonore fruibili online come questa. Credo che le uniche cose che riescano a tenere in piedi un progetto composto da tanti elementi diversi siano sostanzialmente un concept interessante, che abbia profondità e sia quindi funzionale nel fungere da collante tra esperienze di fruizione differenti, ed infine, il banale buon gusto; anche in assenza di materiali se ci sono questi due elementi sarà a mio avviso possibile avere tra le mani (o tra le orecchie) qualcosa di valido».

Info: www.springattitude.it