Le miniature di Malagò

I mondi di Vittoria Malagò sono piccoli, in bianco e nero e ricchi di personaggi, minuziosi dettagli e situazioni familiari lette in chiave onirica, il tutto in pochi centimetri di carta. Per la sua prima personale l’artista ha scelto Roma, la città natale: a partire da martedi 10 maggio il Bukowski’s Bar, a due passi dal Vaticano, ospita la mostra Miniature, 23 disegni in china che raccontano la grande devozione e la passione della giovane artista per l’arte, la natura, i ritratti e l’architettura.

Malagò in persona descrive questa sua prima esposizione come un modo per presentare al pubblico i suoi cavalli di battaglia, in particolare la serie Ritratti:  «Li chiamo small worlds – dice infatti l’artista – ritratti di persone dentro il loro mondo di riferimento. Entro molto a contatto con chi mi chiede un disegno, sono una grandissima archivista, fotografo, colleziono, guardo i dettagli, sono un’esteta e ho una forte memoria fotografica. Le mie opere sono miniature perché si può inserire tanto in uno spazio ristretto, si deve cercare di mettere tutto dentro un contenitore, una scatola. I disegni stessi sono delle scatole e dentro c’è il tuo mondo. In altre scatole però, c’è anche il mio mondo. La cosa divertente è che queste miniature mantengono la proporzione reale degli oggetti; nulla è a caso, non ci si inventa niente. Tutto è molto reale, l’idea è la fantasia e il comporre tutta questa realtà in modo irreale. Sono molto fedele agli oggetti, a quello che rappresentano, sono dettagliata e minuziosa. L’idea della composizione è fondamentale: adoro l’architettura e lo spazio, le distanze, le geometrie, le forme che compongono gli elementi all’interno dei quadri, devono essere estremamente regolati in modo architettonico».

Ma al rigore geometrico fa contrasto il disordine della natura, presente in tutte le opere ma soprattutto in una sezione specifica dedicata ai Soffioni. «L’idea di natura è davvero importante – continua Malagò – e una parte della mostra ho voluto dedicarla a dei soffioni che prendono il volo. Sono appassionatissima di botanica e tendo sempre a mettere una pianta o un elemento naturale legato alla persona cui è dedicata l’opera. A ogni pianta attribuisco un significato tratto dall’origine, dall’odore, dalla forma, da quanto tempo ci mette a crescere: è una questione di empatia. Io stessa coltivo piante in casa, ho i miei bulbi, è un modo per vedere le cose che piano piano crescono e si evolvono». Un gigante e un piccolo nano, infine, sono i protagonisti della serie chiamata Invocazioni. «Sono scene surreali ma piuttosto usuali, di vita quotidiana, in cui ognuno può trovare qualcosa in cui rispecchiarsi e può interpretare la storia tra questi due soggetti, totalmente diversi l’uno dall’altro».

Talmente tante sfumature, pattern, personaggi, che la mostra di Malagò va osservata con cura, con attenzione. Il suo consiglio è di fermarsi e di prendersi del tempo: «Sono lavori – conclude – che vanno visti da vicino, vanno guardati, scrutati. La mia soddisfazione più grande è che si riconosca il lavoro, la serietà, l’impegno e la dedizione che c’è dietro a ognuno di questi disegni».

Dall’11 maggio al 12 giugno; Bukowski’s Bar, via degli Ombrellari 25, Roma; info: www.bukowskisbar.com

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