Parigi, riaprono le mostre

Arte contemporanea e vin blanc, la stagione dei vernissage a Parigi è ufficialmente iniziata. Dite addio al centro della ville lumiere e all’elevata età media della popolazione frequentatrice, l’arte si sposta in periferia e si fa raggiungere dai giovani dai background più svariati. A dare il via le gallerie in Rue Louise Weiss nel 13esimo. Air de Paris mette in scena fino al 27 febbraio il minimalismo industriale e futuristico di François Curlet, con i suoi quadri ramati e in serie, sospesi nella White Cube a indicare i fantasmi del passato produttivo in uno stile da ”Quality Street art deco ambiance” secondo le parole dell’artista francese. Poco più in là troviamo la galleria Triple V dove Christian Andersson & Silvain Rosseau, insieme a Chanfrault, Doléac, Perez e Rondeau espongono i lati più oscuri della società contemporanea attraverso simboli non troppo ermetici, tra pillole antidepressive e lapidi in marmo associate a casse da discoteca o ancora sfidando il visitatore a passare attorno a un vaso di fiori i cui colori si sono sciolti in una macchia di liquido informe. Per loro c’è tempo fino al 20 febbraio.

Segue l’evento del weekend, la 66esima edizione di Jeune Création, ospitata quest’anno dalla Galerie Thaddeus Ropac di Pantin. Inaugurata con un Vernissage sabato 16 gennaio, l’esposizione rimane aperta fino al 24. Jeune Création è un ensemble di artisti che dal 1949 si riunisce ogni anno per costruire una ”grand oeuvre” che porti alla luce e metta in questione cosa è in gioco nel mondo dell’arte. Un bellissimo modello da seguire anche in Italia, per rivitalizzare l’arte più attuale e vicina a noi e soprattutto motivare i giovani che ovunque si sentono dire che di sola arte non si può vivere. Quest’anno sono 60 i progetti dei giovani artisti che sono stati selezionati come più rappresentativi del panorama contemporaneo, tra i quali troviamo scultura, video, pittura, installazione e performance.

Nonostante la posizione della Thaddeus Ropac non sia proprio comoda da raggiungere, il marciapiedi sull’autostrada tra la fermata Eglise en Pantin della metro e la galleria ha ospitato una processione di giovani noncuranti del freddo parigino. Trionfo del bizzarro e del fuori contesto, troviamo installazioni come quella di Annabelle Arlie, che riunendo un ramo di palma, una telecamera e una sella da cavallo da vita a una chimera di objets trouvés da consumazione o video come quello di Camille de Singly e il flamenco nella sua Barque silencieuse. Luca Wyss è sul posto per costruire aquiloni di carta leggera e colorata in connessione con la sua installazione Pipas Malucas e ancora un artista anonimo lascia scritto di farsi trovare in mezzo alla gente, donando come solo indizio il suo gilet blu e cercando una connessione intima ed effimera allo stesso tempo. Un visitatore dunque che diventa co-attore nella fruizione dell’opera da una parte e tanta critica vivace e provocazione della società dall’altra. Vedi Ron Erlih che sdraiando sul pavimento un quadrato nero che sembra riprodurre la texture dei pixel vuole comunicare (o condannare?) la creazione a opera del Free_Wifi di un nuovo spazio di condivisione che prima non esisteva.

Conferenze e attività parallele non mancano. A tal proposito per chi è interessato, il prossimo 23 gennaio Rémi Uchéda, curatore e organizzatore dell’esposizione intera, ha riunito alcuni dei giovani selezionati per dare vita a performances in cui il corpo diventa principale attore di messa in discussione delle relazioni tra coetanei, colleghi, amici, mostrandone la porosità fisica quanto politica. E se non fosse ancora abbastanza, è in corso fino al 31 gennaio l’esposizione di un artista della Jeune Création, Jacob Tronski, Prosopopées: quand les objets prennent vie – exposition d’art contemporain numérique al Centquatre di Parigi, spazio di raccoglimento e creazione per giovani artisti oltre che di esposizione in Rue Curial. Per i curiosi e gli amanti del lusso oltre che dell’arte tra l’altro, fino al 20 gennaio Ai Weiwei compare al Bon Marché Rive Gauche, con animali mitologici in bambù e figure oniriche della cultura giapponese sospesi nella hall del rinomato negozio o nelle sue vetrine. Parigi insomma sembra mostrare l’arte oggi come Sartre vedeva il romanzo. ”Un roman, suite de lectures, de petites vies parasitaires dont chacune ne dure guère plus qu’une danse, se gonfle et se nourrit avec le temps de ses lecteurs”.

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