Dopo

Christian Boltanski (Parigi, 1944), uno degli artisti viventi che maggiormente meritano l’abusato appellativo di interprete della contemporaneità, espone per la prima volta a Torino e più precisamente negli spazi della Fondazione Merz. Dopo, questo il titolo della mostra a cura di Claudia Gioia, si presenta come un progetto site-specific appositamente pensato per dialogare con le ampie sale espositive dell’ex centrale termica Officine Lancia che ospita la fondazione. Chi, nel 2011, aveva visitato il Padiglione francese alla Biennale di Venezia, potrà provare un immediato sentore di familiarità, dato che l’installazione d’apertura, composta da 200 ritratti di grandi dimensioni in bianco e nero stampati su teli di tessuto semi-trasparente, ricorda, quantomeno nella resa estetica, il marasma di neonati che si susseguivano freneticamente trasportati attraverso un complesso labirinto meccanico. Questa foresta di volti mobili, dal movimento più lento e cadenzato rispetto all’installazione veneziana, vive del fascino degli sbuffi naturali, leggere oscillazioni che rendono l’insieme suggestivo e surreale.

Proseguendo nel percorso, l’artista diventa protagonista della propria opera, racchiudendo la sua intera esistenza in Entre Temps, installazione che illustra il passare ineluttabile del tempo con l’incedere grottesco di una danza di ombre scheletriche. Come nella già citata opera presentata alla Biennale di Venezia di quattro anni fa, l’artista francese associa la vita (in questo caso la morte, mentre a Venezia il fulcro era la nascita) a un prodotto realizzato in fabbrica, mosso dagli ingranaggi della catena di montaggio e successivamente accatastata in scatole abbandonate in un magazzino sotterraneo, come accade nell’opera che conclude la mostra, evoluzione delle boites de biscuits care a Boltanski. Il Dopo di Boltanski è una riflessione sulla storia collettiva e individuale che offre un punto di vista esterno al flusso degli eventi, capace di immortalarne l’essenza umana attraverso la facoltà della memoria e la sua estrema fallibilità. Ciò che resta dopo la Storia e dopo la vita è la memoria, sono i ricordi. Ciò che resta dopo i ricordi sono le ombre. In occasione della mostra verrà realizzato un libro con le immagini dei lavori di Christian Boltanski e degli allestimenti presso la Fondazione Merz, un’intervista all’artista e un testo del filosofo Massimo Donà.

Fino al 31 gennaio; fondazione Merz, via Limone 24, Torino; info: http://fondazionemerz.org

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