Black hole

«L’idea del libro nasce dalla volontà di raccogliere e presentare una serie di memorie, ricordi, aneddoti ed esperienze che ho accumulato nel corso degli anni all’interno del mondo underground, contro culturale e oscuro del nostro paese». A parlare è Turi Messineo, palermitano classe 1985, autore del corposo e dettagliato volume Black hole (Eris edizioni, 496 pagine, 20 euro), un’opera «titanica e indispensabile», si legge nella presentazione, che custodisce la storia dell’underground italiano dagli anni Settanta ai giorni nostri. Un libro, riprende l’autore, «che vuole coinvolgere il maggior numero di persone possibili, soprattutto tra coloro che non hanno mai sentito parlare né hanno messo piede in nessuno di questi ambienti, non riuscendo quindi a prendere coscienza di quanta attitudine, personalità, mentalità e metodo ci siano in essi».

Gli ambienti ai quali fa riferimento Messineo incastonano un viaggio, intenso ed evocativo, tra tutti quegli elementi che costituiscono le diverse realtà musicali e artistiche del Belpaese; dunque non solo le due scene underground per eccellenza, il punk e l’hip hop con le loro contaminazioni, ma anche quei fenomeni culturali che sono risultati decisivi nella creazione di un immaginario collettivo: dai festival ai centri sociali, dagli spazi occupati alle radio libere. Da parte sua Black hole, diventato anche un documentario, offre al lettore una serie di interventi (sono oltre ottanta le persone intervistate) che, attraverso ricordi e punti di vista, sviscerano quarant’anni di autoproduzioni. Si spazia dai vinili di etichette musicali indipendenti alle fanzine, dalle musicassette alla serigrafia, dai video alle webzine, senza dimenticare writers, graffiti, tatuaggi e scelte esistenziali come veganesimo e lotte ambientaliste.

In questo senso, Messineo spiega che «è stato complesso mappare il nostro paese e scegliere alcune tra le numerose realtà scartandone altre. Ho avuto anche dei diverbi, ma sarebbe stato davvero complicato parlare di tutto e tutti». Interventi come quello di Dee Mo della crew Isola posse all stars («non consideravamo il resto del mondo e il mondo non considerava noi. Avevamo delle cose da mettere in rima, importanti, urgenti»), dell’artista Cento Canesio («restavo sempre attaccato alla parte più “illegale” del fatto, ovvero dipingere treni, fare le tag in giro») o di Mungo della hardcore punk band Declino («all’epoca volevi suonare perché ti piaceva far casino»). Testimonianze di un’intensa storia collettiva che si snoda da nord a sud, passando sia per le principali città italiane sia in quei luoghi che, seppur secondari sulla carta geografica, sono sempre stati fulcro di diffusione d’underground.

Testimonianze che Messineo ha raccolto “sul campo” in prima persona, come spiega: «Avrei potuto svolgere le mie interviste tramite mail, telefono o skype, ma la voglia di poter incontrare tutte le persone scelte per costruire questo volume era tale che mi sono ritrovato a girare per due anni tra treni, bus, passaggi fortuiti, live e appuntamenti». Ma ha senso discutere ancora di movimento underground? La replica dell’autore è immediata: «Assolutamente sì. Stiamo parlando di una fonte inesauribile di mentalità, concetti, produzione artistica e musicale, scrittura, organizzazione di eventi, identità. Ti dirò di più. Credo che tutt’ora in molti tentino di approdare con le loro navi in questo nostro enorme, oscuro porto. Eravamo pirati, ora abbiamo girato la luce del faro e stiamo facendo luce sul resto».

Info: www.erisedizioni.org

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