L’erotismo dei contrasti

Marco Tenaglia, fotografo classe 1971, ha studiato all’Istituto Superiore di Fotografia di Roma e perfezionato la tecnica tra Stati Uniti ed Europa. Contrasto e provocazione sono la sua cifra stilistica, dove il glam si mescola al decadente, il lusso al trasandato. Nei suoi scatti di nudo l’erotismo non è nel corpo delle donne, e nemmeno nella perfezione.

Alcuni fotografi ritraggono la donna come una dea, una musa, tu la rendi “più terrena” a volte addirittura”mascolinizzandola”: come vedi le donne di oggi?
«La donna non è una dea, è una donna. E lo è con il suo mix di pregi e difetti; questa è la vera unicità, la bellezza, il fascino, non essere una dea. Forse le donne di oggi sono più determinate, ma non è questo il motivo che mi spinge a fotografarle così. Nelle foto tiro fuori il loro lato più duro, dominante, mi piace la donna forte, intelligente, che sa quello che vuole e come ottenerlo; la trovo maledettamente intrigante».

Le tue modelle non nascondono le smorfie, anzi, le enfatizzano, le pose sono provocatorie ma su tutto stendi una patina di Glamour: un glamour che trae ispirazione dai grandi maestri ma che è più aderente alla realtà attuale perché è andato oltre il modello originario, diventando quasi parodia di sé stesso. Oggi il desiderio eccessivo di glamour rasenta il trash?
«Fa tutto parte del mio modo di vedere la donna, non mi interessa nasconderne i difetti o le smorfie, perchè sono tra le caratteristiche che la rendono unica e sensuale. Per me la perfezione sta proprio nell’imperfezione. La perfezione d’altro canto non esiste, e se esistesse stancherebbe. Nelle mie fotografie tendo ad attualizzare il passato; anche il mio modo di scattare segue questo percorso. Noi stessi siamo il risultato di ciò che abbiamo fatto nel passato, ma viviamo nel presente. L’errore sarebbe quello di rinnegare il passato, o di rimanerci troppo ancorati rischiando di vivere fuori tempo. Non credo che sia il desiderio eccessivo di glamour a rasentare il trash, piuttosto è il glamour stesso che è stato fatto sconfinare nel trash, inteso proprio come spazzatura, da tutti quelli che lo vedono solo come una ragazza più o meno bella da fotografare in modo sensuale tanto per stimolare qualche organo. Praticamente una donna oggetto, e la cosa imbarazzante è che le ragazze che si fanno fotografare così sono complici nel rendersi oggetto. Il vero glamour è ben altra cosa, e ci sono fotografi che lo interpretano a meraviglia».

Da dove nasce questo mix tra eros glamour e trash, nella tua fotografia?
«Non solo quello, anche fashion-beauty. C’è un po’ di tutto; elementi che contrastano e legano tra di loro. Credo dipenda dalla mia personalità, mi viene spontaneo. Mi piacciono ambientazioni e situazioni che spaziano dal lusso al decadente, dal signorile al volgare, dall’elegante al trasandato. Mi trovo perfettamente a mio agio in questi contrasti e mi piace mischiarli».

C’è qualcuno che ti piacerebbe fotografare?
«Ce ne sono tanti, ma un nome che mi viene in mente è quello di Hilary Swank».

In una intervista hai dichiarato di essere un estimatore della fotografia del grande Horst. P Horst. Tu hai mai pensato di mettere un uomo nei panni delle tue modelle?
«Si esatto, anche se non c’è un’influenza diretta nelle mie foto. No, non mai fotografato nudi maschili ne tanto meno pensato di metterli nei panni delle mie modelle. Per me l’uomo è uomo e la donna è donna, al di là poi delle tendenze sessuali. Nelle foto in cui è presente l’uomo, fa sempre da complemento con lo scopo di enfatizzare e sottolineare la presenza e il carattere della donna. Poi, forse, in futuro le cose possono cambiare. Per ora le vedo così».

Che direzione ha preso la fotografia contemporanea, dal tuo punto di vista?
«C’è un quantitativo di fotografi mai visto prima, eppure, anche se molti sono bravi, sono pochi quelli che si distinguono per uno stile particolare. Sembrano uno la fotocopia dell’altro. Questo accade soprattutto con la fotografia per uso commerciale, apri il sito di qualche agenzia di rappresentanza e noti 10, 20 fotografi pressoché identici, un “piattume” unico, una vera noia. Nelle gallerie si vedono sicuramente cose più interessanti».

Info: www.marcotenaglia.com

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