Nel quartiere Ponticelli la Street art sfida la Camorra

Napoli

La Street art al servizio della riqualificazione urbana. È successo anche a Napoli, dove importanti street artist stanno portando la bellezza in zone degradate e periferiche per imprimere un senso di cambiamento. Ci riusciranno? Questo almeno è l’obiettivo del progetto realizzato a Napoli, nel quartiere di Ponticelli, dove sono stati inaugurati tre grandi murales su altrettante facciate di edifici del Parco Merola, distretto di case popolari del quartiere che nelle scorse settimane è stato al centro di una sanguinosa faida di camorra. Ponticelli diventa così un distretto della creatività urbana grazie al lavoro di Inward, osservatorio che svolge ricerca e sviluppo nell’ambito della creatività urbana, sostenuto dal Rotary, Unar (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) e da Ceres. I tre graffiti aprono la strada a una vera e propria galleria d’arte a cielo aperto, visto che il progetto finale prevede che siano otto i grandi murales urbani nel quartiere. Il primo trittico di murales è stato completato due giorni fa con l’inaugurazione di Chi ama non dimentica, la grande opera di due artisti siciliani, Rosk e Loste, che hanno ricoperto l’intera facciata di un edificio con i volti di due ragazzini felici che stanno giocando al pallone. Uno ha la maglia dell’Argentina, la nazione di Maradona, l’altro ha quella del Napoli. Il nuovo murales si aggiunge ai primi due inaugurati da alcune settimane. Il primo è un’opera realizzata dall’artista napoletano Jorit e raffigura il volto di una bambina rom: il titolo è Tutt’ egual song’ e creature (Tutti i bambini sono uguali) ed era stata realizzata in occasione della giornata internazionale dei rom. Il secondo murales, finito il 14 luglio, raffigura invece un pulcinella burattino, a metà tra la maschera tradizionale e pinocchio, avvinghiato a un joypad. È stato realizzato da Zed1, uno degli artisti più noti nel panorama della Street art italiana, e vuole ricordare a tutti il diritto a divertirsi, a restare sempre un po’ bambini.